domenica, novembre 27, 2011

Un'Etno-Radiografia della Sicilianità all'Orto Botanico

Tavola dei malanni e rispettive cure (se ingrandite, è possibile leggere ogni voce in essa contenuta)
Sarà visitabile fino(secondo alcune indiscrezioni) al 22 dicembre 2011, all’Orto Botanico di Palermo, la mostra “Etnoradiografia delle identità siciliane”. Essa riunisce prevalentemente manoscritti, quaderni e volumi, oggetti d’uso quotidiano come le ceramiche di Santo Stefano di Camastra, foto documentarie delle genti siciliane, tutti materiali messi a disposizione dal Centro Internazionale di Etnostoria, fondato negli anni ’70 dall’esimio studioso Aurelio Rigoli. Tale studioso, attualmente presidente del Centro e docente presso la facoltà di Scienze della Formazione all’Università degli Studi di Palermo, è stato, dopo Giuseppe Pitrè con la Demopsicologia (oggi Storia delle Tradizioni Popolari), il fondatore di una nuova disciplina, l’Etnostoria, il cui insegnamento, da quando è nata, ha avuto una diffusione epidemica in moltissimi altri atenei italiani. L’etnostorico è un professionista che, utilizzando documenti sia scritti che fonti orali, osservando gesti e tecniche corporee, analizzando oggetti propri della cultura materiale, riesce ad elaborare una equilibrata fisionomia delle istituzioni che conformano le culture generalmente “altre” che, nel caso specifico di Rigoli, sono le culture popolari siciliane.

Tra i materiali in mostra figurano i primi studi di Salvatore Salomone Marino del racconto popolare della Baronessa di Carini, che Rigoli incrementò, interrogando vari cantastorie, raccogliendo centinaia e centinaia di altre varianti; interessanti sono i disegni preparatori usati dai pittori dei cartelloni, affissi davanti ai teatri dei pupi e dei copioni manoscritti degli stessi pupari risalenti alla seconda metà dell’Ottocento e primi del Novecento raccolti a Catania da Rigoli.
Copioni dei pupari

Numerosissimi i testi sia di demologi che di ricercatori ma anche di semplici appassionati di culture popolari: ci sono quasi per intero i 25 volumi della Biblioteca delle Tradizioni Popolari di Giuseppe Pitrè, numerosi manuali di Medici Popolare o Etnoiatria, con annesse le immagini dei santi da invocare in aggiunta al trattamento in caso di malesseri specifici.

Molte sono, infine, le riproduzioni di foto di scorci di paesaggi siciliani e di persone nel pieno svolgimento delle azioni più quotidiane.

Quali sono le pecche? Mancano i pannelli informativi, che, in genere, risultano assai utili a chi mastica poco o non proprio bene i temi della cultura popolare; avrei inoltre preferito ammirare gli originali delle foto invece delle riproduzioni che frenano la riappropriazione della propria cultura ai visitatori siciliani.

Titolo: Etnoradiografia delle identità siciliane
Dove: Orto Botanico
Fino a: 22 dicembre
Orari: tutti i giorni, 10-13; 15-17
Ingresso gratuito

domenica, novembre 20, 2011

1856. Storia di pupi e di pupari a Cefalù

Marco Manera
Venerdì 25 novembre 2011, alle ore 21,30, il giovane attore cefaludese Marco Manera inscenerà “1856. Storia di pupi e di pupari”, presso il Teatro Comunale intitolato a Salvo Cicero, sito nella ridente località di Cefalù.

L’istrionico Manera, definito un “one show man” perché capace tutto da solo di varcare il palcoscenico e di conquistare con una pregna recitazione mista a canto tutta un’intera platea, 5 anni dopo la prima rappresentazione, celebrativa del 150° anniversario dei moti risorgimentali cefaludesi, ripropone “1856. Storia di pupi e di pupari”, non a caso, in occasione dei 150° dalla conquista dell’Unità d’Italia.

Tale opera in 2 atti celebra la figura del patriota di Cefalù Salvatore Spinuzza, che, dopo avere preso parte attiva ai moti antiborbonici del 1848, riprese la sua lotta proprio il 25 novembre del 1856, a seguito della quale fu arrestato e, nel marzo successivo, fucilato.

Pupi o pupari?
L’opera del giovane Manera è un tributo al morto giovane Spinuzza e, esulando dallo specifico contesto, a tutti coloro che, resi pupi dalla vita e da, spesso ignoti, pupari, reagiscono per riprendere il controllo dei propri fili, tagliando legami ormai usurati.


Titolo: 1856. Storia di pupi e di pupari
Di e con: Marco Manera
Quando: 25 novembre 2011
Dove: Teatro Comunale "Salvo Cicero"
via Spinuzza 115, Cefalù (Pa)
Ingresso libero

giovedì, novembre 17, 2011

Tra un mese (o poco meno) arriva il Gatto con gli Stivali...ansiosi,eh?


È iniziato il conto alla rovescia! Tra un mese meno un giorno esce, finalmente, in Italia “Il gatto con gli stivali”, film tanto pubblicizzato e assai atteso soprattutto dopo la conclusione un po’ malinconica della tetralogia Shrekkiana, che il mio caro amico Gad aveva visto e rivisto fusando a crepapelle.

Dopo essere lo scorso 28 ottobre in Usa con il titolo Puss in Boots, questo spin-off ha già guadagnato circa 75 milioni e mezzo di dollari in sole 3 settimane palesando il grande successo che il Perraultiano animaletto, tutto rivisto dalla Dreamworks, ha avuto in giro per il mondo.

Cosa avrà conquistato mezzo pianeta (escluse le acque che non ama valicare!)? Il suo caliente accento latino, i suoi occhioni super dilatati o la sua fierezza gattesca, sempre accantonata davanti ad una tazza di latte o una lucetta ipnotica? Penso ogni cosa singolarmente e il tutto complessivamente!

In questo attesissimo film, che funge da prequel all’avventure vissute con il caro amico Shrek, il Gatto con gli Stivali, a metà tra un cowboy fuorilegge e un pirata senza benda, parte alla ricerca della rediviva Oca dalla Uova d’Oro, in cima ad un castello che fluttua per aria. Ad accompagnarlo ci sono due compagni di viaggio assai particolari: la gattina Kitty Zampe di Velluto e Humpty Dumpty, un omino-ovone.

I cattivoni di turno non somigliano minimamente né alla Fata Madrina, né tantomeno al Principe Azzurro: sono una coppia di brutti e cattivissimi grassoni, Jack e Jill.

Chi avrà la meglio? Sul finale non scommetterei perché credo di immaginarlo. Quel che di certo mi aspetto sono tante risate e un buon effetto 3D.

Spero di divertirmi il doppio, inoltre, proprio al posto del mio compare Gad, che non c’è più.

domenica, novembre 13, 2011

Le Impressioni Panormitane di Baragli alla Galleria Mediterranea

E' visitabile fino al 27 novembre del 2011 la personale “Impressioni in Sicilia” dell’artista, che oserei definire un Palermitano DOC, Guido Baragli, presso la Galleria Mediterranea, sita in via Mariano D’Amelio 28-30, a Palermo.

Questa piccola esposizione, che annovera solo una quindicina di opere, realizzate tra il 2003 e il 2010, è “uno sguardo allo sguardo” della quotidianità dell’artista, che vive a Mondello, a pochissimi passi dal porticciolo e dalle barchette multicolore in esso ormeggiate. Questo sguardo vede scorci di barche multicolori, vede ciotole di frutta, vede piatti di merluzzi nervosi, vede le partire dell’amato Palermo.

Quel che resta impresso nello sguardo dell’artista, che non oserei (non come prima) definire soltanto un pittore, quel che, apparentemente, le vite frenetiche non guardano perché non vi si soffermano, sono il polo d’attrazione di Baragli, il quale non si limita solo a guardare ma a scavare per ricoprire. Ed ecco l’originalità della sua tecnica-tecniche: predilige, infatti, il cartone catramato, su cui spalma smalto e oli con effetti in controluce molto interessanti. La realtà dell’opera, come della vita, non può, quindi, essere solo apparenza ma una profondità apparente, anche nelle immagini più “banali”.

Degno di nota è, infine, il fatto che la neonata rivista “21” ha dedicato un intero articolo critico con immagini nel suo secondo numero.


"Piatto di merluzzi nervosi": se osservate i pesci dal basso all'alto, l'espressione diventa sempre più ringhiosa


Pecche? Malgrado la gallerista sia cortese e gentile, gli orari della galleria lasciano a desiderare! Gli orari, infatti, in cui è visitabile sono davvero ristretti: sebbene sia una delle poche a Palermo ad essere aperta anche di lunedì, quando tutto langue, è visitabile solo per un totale di 3 ore e mezza al giorno, il che è poco.

Titolo: Impressioni in Sicilia
Dove: Galleria Mediterranea, via D’Amelio 28-30
Fino a: 27 novembre 2011
Orari: lun.-dom. 11-12,30; 17,30-19,30
Ingresso gratuito

mercoledì, novembre 09, 2011

Un pittore palermitano super star a Milano ospite a Palazzo S.Elia: Vito Vaccaro

Dopo la conclusione della lussureggiante mostra dedicata ai costumi della Collezione Piraino, dal 27 ottobre 2011 al 27 novembre Palazzo S. Elia ospita “Vito Vaccaro. Un filo che si riannoda”.


La storia di Vito Vaccaro è simile a quella di tanti artisti del Sud Italia che, per affermarsi e far strada, sono costretti a lasciare la propria terra, senza mai rinnegare le proprie origini.

Vito Vaccaro somiglia in tutto e per tutto ad un antenato latino di Steve Jobs, se ben riflettiamo: diplomatosi grazie ad una borsa di studio all’Accademia di Belle Arti, quasi sprovvedutamente, poco dopo il termine della prima guerra mondiale, nel 1920 si trasferì a Milano, dove, successivamente, trovò fama e notorietà sia come pittore che come scultore al punto che, dalla sua morte, nel 1960, figura tra i cittadini benemeriti di Milano.

Dopo le lezioni di Filippo Palizzi, Giuseppe De Nittis, Francesco Paolo Michetti, Michele Cammarano, Vincenzo Gemito, massimi esponenti dell’arte meridionale, Vaccaro, aperto e ben disposto alle novità, giunto a Milano, apprende tecniche e stili dei più cosmopoliti artisti milanesi e dell’Accademia di Brera.

Un eclettico, quindi, sia nella tecnica che nei soggetti pittorici e scultorei: paesaggi, scorci cittadini, sia di Palermo (vedi S. Giovanni degli Eremiti) che di Milano, sua patria d’elezione, nature morte, fiori ma anche volti familiari e di bambini e a tema religioso (spicca una Pietà al Cimitero Monumentale di Milano) e animali.

Nelle sue pittura e scultura “disegnative”, egli riesce magistralmente a fondere il suo bagaglio multiculturale che unisce scene di vita quotidiana e di lavoro d’atmosfera verista a ritratti introspettivi e di scandaglio emotivo.

Titolo: Vito Vaccaro. Un filo che si riannoda

Dove: Palazzo S. Elia, via Maqueda 81

Da: 27 ottobre a: 27 novembre

Orari: mar.-sab. 10-18,30; domenica e festivi 9,30-13

Ingresso gratuito

giovedì, novembre 03, 2011

Melo Minnella a Palazzo S. Elia

Melo Minnella in una foto recente
Si intitola “I percorsi dell’immaginario” ed è una mostra fotografica del  palermitano Melo Minnella, artista della foto di mondial fama (al quale, già quest'anno, è stata dedicata una sezione di Mare Magnum), ospitata nella ex Cavallerizza (quella che ha ospitato le opere di Matilde Perez) di Palazzo S’Elia. Includente circa 100 scatti d’attimo, colti in giro per il mondo, questa mostra non ha nulla di immaginario dal momento che riunisce, veristicamente, scene di vita quotidiana di gente che, ogni giorno, svolge le sue mansioni nel modo più naturalmente culturale. Scrivo di “modo naturalmente culturale” perché, come scrisse un noto antropologo che, differenza di Minnella, non si spostò mai dal tavolino per inseguire le culture lontane, le tecniche del corpo, vale a dire tutti i gesti, le stesse smorfie, con cui ci muoviamo nel mondo, non sono affatto naturali, ma ognuno di noi li eredita, spesso a livello inconscio, dalle persone che ci circondano, parte integrante della propria cultura.

Volutamente non inserisco foto perché è una mostra che vi invito a vedere ma che io stesso non vedrò per ragioni che lascerò oscure.

Titolo: I percorsi dell’immaginario
Dove: Palazzo S. Elia
Fino a: 20 novembre 2011
Orari: mar- sab. 9,30-13; 16-19,30; domenica e festivi 9,30-13
Ingresso gratuito