martedì, settembre 24, 2013

Pupi piccoli, pupi grandi e teatrini grandi e piccoli

Sarà visitabile fino al 13 ottobre 2013Pupi piccoli e grandi racconti”, mostra che l’Associazione “Figli d’Arte Cuticchio” dedica alla da poco defunta Pina Patti Cuticchio, madre di Mimmo, una provetta costruttrice di pupi ma anche e soprattutto una pittrice di cartelloni e dei teatri.


La mostra, ricavata in un piccolo locale quasi attiguo alla sede del Teatro dei Pupi, in via Bara all’Olivella, espone file di pupi sia grandi che, soprattutto, piccoli in bella posa, nelle loro scintillanti armature da un parte, insieme con piccole miniature di teatrini – alcune delle quali in vendita – tutte dipinte a mano, mentre dall’altra, nello spazio più cupo e meno illuminato, un teatro da viaggio -  e persino un teatro da tavolo! -, dal quale si intravedono i saraceni che, come mi ha spiegato la persona, che mi ha illustrato la collezione, normalmente sono esibiti molto meno rispetto ai luminosi paladini di Francia. 

A ben rifletterci, ho visto più pupi in quella stanzetta, che ospiterà altre future mostre a cadenze bimestrali, che…al Museo delle Marionette “A. Pasqualino”!
Purtroppo e ahimè, non è possibile scattare foto così vi invito calorosamente ad andare a rimirare con dovizie di particolari cosa hanno partorito, negli anni,  le manine sante di Pina Patti e dei pittori di teatrini e di pupi…e con la scusa, perché non tornare un po’ bambini e assistere agli spettacoli dei weekend?

Titolo: Pupi piccoli e grandi racconti

Dove: Teatro dell’opera dei Pupi
Via Bara dell’Olivella 95

Fino al 13 ottobre 2013

Orari: da mar. a sab. 10-13; 16-18


Ingresso gratuito

martedì, settembre 17, 2013

Brixel e Politano ospiti d'eccezione...alla Villa del Casale di Piazza Armerina

Sguardo fugace su uno dei mosaici
Fino al 22 settembre 2013, sebbene visitabile dall’ormai remoto 26 giugno – meglio tardi che mai insomma, specialmente se consideriamo la tormentata origine di questo post – la Villa del Casale di Piazza Armerina ospiterà sia “Vita Nova” di Richard Brixel che “Percorsi di vita” di Franco Politano.
Sia nei vialetti d’ingresso che d’uscita della Villa, che al suo interno, le opere di Brixel e Politano, malgrado anch’esse visitatori poliglotti stupiti di questo meraviglioso patrimonio dell’UNESCO e malgrado siano assolutamente anacronistici, paiono entrare in connubio e così trovare il loro habitat ideale nella villa e divenirne un tutt’uno.


Mentre Brixel emerge per le sue figure acrobatiche, intente a perseverare in equilibrio in posizioni instabili, come il filosofo svampito qui raffigurato, al contrario Politano rimodella oggetti d’uso comune, come il michelangiolesco marmo che prende miracolosamente vita, come una tanica di benzina, offrendo una prospettiva nuova, e a tratti distorta, sulla realtà.


Gioiranno i visitatori ennesi, che potranno fruire sia i mosaici che le due mostre pagando un simbolico euro mentre titubanti vi si recheranno gli altri, moltiplicando la stessa cifra per 10…

Titolo: Vita Nova di Richard Brixel
Persorsi di vita di Franco Politano
Dove: Villa Romana del Casale
Piazza Armerina

Fino al 22 settembre 2013
Orari: tutti i giorni 9-23,30
Ingresso: 1 € per i fortunati abitatori della provincia di Enna
10 € il resto dell’umanità

venerdì, settembre 13, 2013

E vissero felici e...sgomenti!


Periodo di magra per trovare materiali per un bel post culturale e che fa il vostro caro Rino? Un mezzo volo pindarico ovviamente, soprattutto perché, ahimè, è arrivato l’autunno, soffia un venticello freddo adesso, il sole è in pausa di riflessione e tutto langue!

Sere fa ho assistito ad un rito stravagante…beh, userei termini più terra terra e meno eufemistici ma lascio a voi un commento…silenzioso ovviamente, perché ho notato che, sulla mia pagina face book – timidoni! – qualche anima pia viene ma la maggior parte teme di veder svelata la sua identità segreta…sembra paradossale che, in un’epoca dove le informazioni sono sovrabbondanti, esiste la privacy…state guardando me, forse?

Andiamo al dunque perché coi giri di parole inizio a rincorrermi la coda e non la smetto più!






Sere fa ho assistito, come scrivevo, ad un rito che pareva trapiantato da un altro pianeta e che m’ha indotto in seria riflessione…curiosi? Ho assistito da osservatore non partecipante ad un ricevimento – rido – di nozze…e che ricevimento!

Non mi trovavo certo in una zona “in” della città e non in un ristorante d’alto livello. Ero in una pizzeria, penso a conduzione familiare. Il cameriere ci avverte che sono in corso i preparativi per un matrimonio…il locale è sul mare ma le sedie son tutte scompagnate e i tavoli degli invitati non più di dieci…un matrimonio intimo, insomma!

Momento memorabile è stato l’arrivo degli sposi…calati direttamente da Marte! Lasciamo perder lui, agghindato con un vestito grigio lucido ma lei…uno spettacolo d’altri tempi! Abito retrò con le maniche a sbuffo e tanto tulle…in quel momento ho sentito un misto di compassione e ilarità…cui è seguita una profonda tristezza mista a stupore: una congerie di emozioni, insomma!

Erano giovani, magari figli di gente che fatica a sbarcare il lunario, chissà! Forse un matrimonio riparatore (siamo nel 2013) o forse un matrimonio d’amore, non costi quello che non costi.

Il menù a base di pizza…il resto lo lascio immaginare a voi!

È iniziata qui la mia scrupolosa riflessione. Son andato alla mia passione per i costumi dell’Antica Roma, nella quale erano contemplati tre tipologie, grosso modo, di connubio:

- la coemptio, la forma più diffusa e la meno “romantica”, nella quale il padre metteva in atto una vera e propria vendita della figlia. Era una cerimonia di tipo civile, adattamento di una mancipatio, uno sterile contratto di compravendita;

- la confaerratio, un matrimonio di tipo religioso, nel corso del quale gli sposi offrivano una torta di farro al dio Giove Capitolino, alla presenza del sommo pontefice e di chi officiava il rito, il Flamen dialis;

- l'usus, la coabitazione ininterrotta di un anno…insomma, l’antenato della convivenza e delle coppie di fatto.

Questo rito moderno, i cui protagonisti sembravano sbarcati da un altro pianeta, non saprei proprio dove collocarlo. Pare un ibrido. Spero che sia stato la celebrazione dell’Amore, con la a maiuscola, al di là degli orpelli della vita moderna.

Non penso proprio sia frutto di un carpe diem da riparare, almeno me lo auguro…sebbene, ahimè, l’escamotage riparatore sia all’ordine del giorno che non desta più impressione: guardando i numeri di divorzi e separazioni degli ultimi anni, in Italia, sembra che il matrimonio si sia trasformato in un costoso scarso fluire di sangue al cervello per molti, o, in altre parole, un gioco al quale, almeno un paio di volte nella vita, partecipano tutti.
Il gioco vale la candela?