venerdì, agosto 17, 2012

Sicilia Caleidoscopica a Palazzo Jung


Sarà visitabile fino al 25 agosto 2012, a Palazzo Jung, in via Lincoln, “Caleidoscopicamente Sicilia”, mostra personale del castelbuonese Giovanni Toscano.
Essa include sia opere di medio formato in acrilico che pregevolissimi disegni acquarellati tutti annodati ad un filo comune: la sicilianità.
Moltissimi sono scorci colti da angolazioni alte di vie e vicoli di vari paesini siciliani. Apparentemente abbozzati ed essenziali, sono ricchi di dettagli e di disincanto nostalgico, mai lasciati al caso.
Altri riproducono opulenti vasi di fiori colorati e animali, soprattutto uccelli, che, in alcuni casi, sembrano fedelmente riprodotti da libri di Biologia, di cui Giovanni Toscano è un esperto conoscitore.
Trasmette pace l’opera che pare un’estemporanea coi fenicotteri in riva a un lago: all’osservatore pare di turbare il loro attimo di vita gruppale!


Ad evocare una realtà pulsante ma ritenuta estinta solo a chi vive nei centri cittadini è, infine, “Tempi passati”, un acquerello in cui troneggia il rosso vivo del pomodoro messo a seccare sotto il sole cocente dell’estate siciliana: voi non potete immaginare quanta gente ho visto, in questi giorni agostani, trafficare con passate di pomodoro, astrattu e pummaroru siccu da conservare per l’inverno prossimo venturo!
Una dedizione non ancora conclusa dietro alla quale si nasconde tanta fatica, spirito di squadra e tante occasioni di socializzazione.


Purtroppo, come succede di solito al vostro caro Gad, ho ravvisato due note dolenti visitando questa mostra, che io ritengo debba essere, nonostante tutto ciò, vista: in primo luogo, se tu visitatore non hai girato per filo e per segno la Sicilia, a visita terminata, esci dalla sala senza sapere quali sono i posti che Toscano ha riprodotto perché mancano le targhette coi titoli delle opere…sulla fiducia riconosci la sicilianità dei luoghi e non perché delle prove lo attestano!
Altra nota dolente è il modo approssimativo col quale certe opere su cartoncino sono state allestite…da brivido! Siete curiosi? Sono state attaccate con nastro biadesivo su semplice cartoncino nero. Appena il vostro Gadrino è entrato, un inserviente ne stava sistemando un paio perché, probabilmente a causa del caldo, si erano staccati!


Titolo: Caleidoscopicamente Sicilia

Dove: Palazzo Jung,
via Lincoln 71

Fino al 25 agosto 2012
Orari: lun.-ven. 10-13; 16,30-19
Sabato 10-13
Ingresso gratuito

Il colore del vento all'Orto Botanico di Palermo


Mentre la città di Palermo pullula di turisti d’ogni dove, immondizia (ahimè!) e caldo che mozza il respiro, poiché il vostro caro Gadrino trova un lato positivo in tutto…stavolta ne ha trovati addirittura due: per prima cosa, m’Paliemmu posteggi dove ti pare e il traffico è inesistente; per seconda, trovi con piacere mostre che non avresti mai creduto di visitare come quella che sto per presentarvi proprio perché né sui quotidiani né su internet si trova traccia.
Sarà visitabile fino al 30 agosto 2012, in uno dei locali del Tepidarium dell’Orto Botanico (che tiepido non lo è per niente!)  un’esposizione pittorica  dal titolo sinestesico, “I colori del vento”  della palermitana Rosita De Simone.
Tale mostra è una vera  e propria ode al colore. Essa, infatti, comprende tele sia di grande che di piccolo formato che cartoncini di medie dimensioni in cui a prevalere sono sia i colori caldi e vigorosi come il rosso, l’arancio e il giallo che i colori freddi  ma intimamente molto vivi come le tante declinazioni del blu e dell’azzurro.
I “soggetti” prevalentemente raffigurati sono due:  paesaggi fantastici costituiti da più o meno lunghe sequenze di edifici squadrati dalle cupole rosse, che richiamano le cupole delle chiese di San Giovanni dei Lebbrosi e San Giovanni degli Eremiti; prevalgono a dismisura i motivi floreali poiché moltissimi sono i rami con  variopinte foglie e fiori, come, ad es. quelli del cappero o delle buganvillee dagli evidenti richiami liberty.   
L’elemento chiaramente decorativo prevalente in questo gruppo di opere lascia trapelare quello che pare essere stato il primo vero grande amore di Rosita De Simone: la ceramica.
Nella lunga carriera artistica della pittrice e ceramista palermitana, cominciata alla giovanissima età di 14 anni, molte sono state le mostre di ceramiche artistica cui ella ha preso parte, a partire dalla V Biennale della Ceramica Siciliana del 1975.


Grazie al suo costante e appassionato impegno e solidarietà  sociali, sono tutt’oggi visibili all’interno dell’Ospedale Civico di Palermo alcune sue opere di grande formato che suonano, oltre che da inno al colore, soprattutto, come un inno alla vita: sono il murales “Grazie per una vita”, nella divisione di Ostetricia e Ginecologia, la mostra permanente “Disegnare incontro alla vita” nel reparto Maternità e il lavoro di decorazione murale e su vetro nel Padiglione di Cardio-Chirurgia Pediatrica.

Titolo: Il colore del vento
Dove: Orto Botanico
Fino al 30 Agosto 2012
Orari: tutti i giorni 8,30-20
Ingresso gratuito (alla sola mostra)

Ulteriori informazioni: A tale pagina è possibile vedere una presentazione di alcune opere della mostra realizzata da Rosita De Simone.

venerdì, agosto 10, 2012

Rotolando con i Negrita stasera a Palermo


Buon giorno a tutti! Ieri sera mi siete stuccati il collo in cerca di una stella cadente? Beh, io c’ho provato, il cielo era sereno e affollato di stelle ma, seppur tremolassero come al solito, nessuna s’è mossa…voi siete stati più fortunati?
Malgrado ciò, da ben 2 giorni nella mia testa sento…le voci! Ma non son impazzito! Nella mia testa canticchio un pezzo che a me piace molto perché mi fa sempre pensare all’estate, al mare(ho cambiato lo sfondo del blog, ve ne siete accorti?), alla spensieratezza e al divertimento: “Rotolando verso sud” dei Negrita.


Ecco il ritornello vacanziero:

“Sopra a un'onda stanca che mi tira su,
mentre muovo verso Sud.
Sopra a un'onda che mi tira su,
rotolando verso Sud.”

E proprio stasera, 11 agosto 2012, alle ore 21,30, in occasione della IV edizione di “Porto d’arte”, organizzata al Castello a Mare, in via Filippo Patti (proprio di fronte Piazza XIII Vittime), i Negrita rotoleranno verso Palermo con il loro “Dannato Vivere Tour 2012” e vi sosteranno per una sera.
Com’è facile immaginare, c’è una nota alquanto dolente: il prezzo del biglietto è 31 € per…un posto in piedi, ahimè! I grandi appassionati che ancora volessero acquistarlo possono farlo al botteghino oppure mediante il circuito Box Office, sia chiamando il numero 892101 oppure on line, cliccando qui.

Buona serata!

domenica, agosto 05, 2012

De Grandi all'Oratorio di San Lorenzo...se lo chiedete però!


Come vi avevo promesso, oggi vi propongo un post “mostruoso” anche se lo faccio con l’amaro in bocca! 


Sia perché ho appena gustato una tazzina di caffè leggermente amaro sia per quello che ho visto ieri.
Ieri pomeriggio ho visitato un piccolo tesoro barocco nel cuore (un po’ puzzolente ormai!) della città di Palermo, l’Oratorio di San Lorenzo.  

È un piccolo gioiello edificato nella seconda metà del ‘500, un’auletta rettangolare con le pareti interamente ricoperte da sculture di Giacomo Serpotta, tutte realizzate tra il 1699 e il 1701: sulla parete destra sono raffigurati gli altorilievi con le scene della vita di san Francesco mentre sul sinistro scene di vita di san Lorenzo. Tra i quadroni, spiccano le statue femminili a tutto tondo raffiguranti la Fede, la Misericordia e, soprattutto, l’Ospitalità e, su tutte, la Carità…si spera cristiana! Perché ho sottolineato la presenza di Ospitalità e Carità? Perché, contrariamente a quanto starete pensando, per entrare all’Oratorio, innanzitutto, bisogna pagare un biglietto d’ingresso, per una visita di circa 5 minuti e, soprattutto, senza l’ausilio di una guida parlante…alla faccia della Carità!

Seconda cosa, è impossibile scattare fotografie…ma comprar le cartoline si! Secondo una disposizione della Curia, non si possono scattare foto!

Ma andiamo avanti perché le note polemiche non son finite qua!
Pregevolissimi e incantevoli sono i puttini del Serpotta dai volti e corpicini nudi paffuti che vien voglia di prenderli in braccio e riempirli di coccole e pizzicotti! Alcuni sono raffigurati in pose un po’ osè: ce n’era uno con le gambe completamente aperte così realistico da farmi scostare, mentre lo osservavo, pensando che mi avrebbe urinato addosso!
Preziosi sono pure i sedili parietali in ebano con intarsi in madreperla sorretti da gruppetti scultorei raffiguranti scene bibliche. Ammirevole è pure il pavimento, realizzato nel 1738, da Antonio Rizzo, intarsiando differenti tipi per colore e motivi di marmo.
Sull’altare fino al 1969 spiccava la Natività di Caravaggio, trafugata in quell’anno e oggi sostituita con una foto digitale che riproduce l’originale. Rimanendo in tema di natività, giungo al motivo della mia visita all’Oratorio di San Lorenzo. Fino al 17 ottobre 2012, sarà visitabile la “Natività” realizzata ad uopo dall’artista palermitano Francesco De Grandi proprio nell’Oratorio.
Dovreste immaginare il mio stupore(e  la mia espressione accigliata, come quella del leone dorato del sarcofago presente nel locale attiguo all’oratorio) quando, dopo aver pagato un biglietto d’ingresso di 2,50 , sentendo la manfrina che avrei potuto usufruire di una riduzione di un solo euro se avessi visitato altre chiese delle vicinanze, sono entrato dentro un oratorio caldo e afoso e non ho visto la “Natività” di De Grandi ma la foto del Caravaggio…tornato dalla bigliettaia, ho chiesto delucidazioni e mi son sentito dire che la “Natività” di De Grandi era in una desolata  saletta attigua…dopo il danno, la beffa! Avrei potuto visitare la “Natività” del De Grandi,  che nessuno all’Oratorio reclamizza e che i bigliettai non segnalano di vedere, senza pagare il biglietto cioè GRATIS  e potendo pure scattare le foto!
Pur di riuscire ad intascare il biglietto, di De Grandi non si fa parola e nessuno, quindi, si reca a vederlo!


È un ampio dipinto dai colori cupi con i soli 3 soggetti protagonisti della natività e dei quali spicca il volto perlaceo e innocente ma  molto moderno di una madonna dagli occhi bassi.

Dove: Oratorio di san Lorenzo
via dell'Immacolatella 2

Fino al 17 Ottobre 2012

Orari: tutti i giorni 10-18

Ingresso: 2, 50 euro

venerdì, agosto 03, 2012

Basilicò, o profumo regale


Oggi ho deciso di dedicare un copioso post ad una pianta, le cui foglioline,  d’estate, spargo praticamente su ogni pietanza (col caffè non ho ancora provato però!) sia per condire che per profumare e colorare: il basilicò, come è chiamato a casa mia ma che, nell’italiano standard, tutti chiamano basilico e, in botanica, è  detto Ocinum Basilicum, ovvero profumo per ocinum e potremmo tradurre basilicum con regale perché deriva dal greco basilikòs (che certi termini dialettali derivino dal greco?), che significa, appunto,  regale.
A spiegare la sua regalità, o per meglio scrivere, deità,  sono gli Induisti  che associano una pianta molto simile al nostro basilico, la tulasi, alla sposa di Vishnu, Lakhsmi, dea della bellezza e dell’armonia molto invocata da donne che vogliono aver figli.
Sempre in India, e, analogamente, nella Creta antica, dove il basilico era considerato pianta del lutto, una foglia di tulasi è posta sul petto di una persona morente allo scopo di favorirne l’ascesa al palazzo di Vishnu, dove risiedono tutti gli uomini pii.
In generale al basilico varie credenze religiose di varie epoche storiche attribuiscono virtù purificatorie del corpo e la capacità di tenere lontani gli spiriti dagli influssi maligni…insomma, come l’aglio per Dracula!
In Sicilia, ed è questo che più ci interessa, è in genere simbolo di amore e amicizia. Secondo la tradizione popolare, infatti,  la famosa notte della vigilia di S. Giovanni (una notte considerata magica), anticamente, le donne che stringevano rapporti di comparatico si scambiavano dei vasi di basilico, diventando, per l’appunto, comari di basilico.
Pittoresche sono le simbologie amorose del basilicò. Quando un ragazzo spasimava per una ragazza ed ella ci stava poneva sul suo davanzale un vaso di basilico…il che mi induce ad esternarvi alcuni miei pensieri: e se la camera della ragazza non aveva una finestra? O se era inverno cosa metteva fuori? È mai capitato che, mentre la ragazza tirava fuori il vaso, gli è caduto giù mandando a miglior vita il suo spasimante? State immaginando la scena?
Proprio al vaso di basilico su cui è centrata una “divertente” (sono ironico!) novella contenuta nel Decamerone del Boccaccio ho pensato mentre iniziavo questo post: se non avete mai letto la storia di Isabetta di Messina, ve la racconto io!
Devo ammettere che questa ragazza era una che precorreva i tempi, non una donna del ‘300! Ad ogni modo, Isabetta si era innamorata perdutamente di un ragazzo ma, anziché aspettare affacciata alla finestra con il basilicò sul davanzale le serenate e  le poesie dello spasimante per poi fidanzarsi e sposarsi, aveva deciso di andare al sodo e di darsi al piacere dei sensi col suo lui (che immagino sarà stato contentissimo!), nascondendolo alla sua famiglia e, in particolare, ai suoi fratelli siculi e iperpossessivi.
Come vi aspettate, ad un certo punto i fratelli scoprono cosa fa l’allegra sorella in compagnia dello zito e che fanno? Lo ammazzano e  lo seppelliscono in un luogo segreto!
Isabetta inizia a piangere e disperarsi cercando anche di scoprire dov’è sepolto il suo amante. Scopertolo,  dopo aver sognato il suo fantasma cereo e stracciato, non potendo disseppellirlo tutto da sola e dargli miglior sepoltura, gli taglia la testa, se la porta a casa e la nasconde dentro un bel vaso di basilico, che diventa il centro della sua esistenza perché non fa altro che stargli davanti e piangergli sopra, senza aver bisogno di annaffiarlo!
Tutti, inclusi i fratelli, s’accorgono che Isabetta non fa altro che piangere e la pianta non fa altro che crescere finché i fratelli non fanno sparire la pianta per dissotterrare i resti di un cranio e Isabetta muore di crepacuore. Una storia d’amore decisamente noir che ben spiega l’ambivalenza simbolica del basilico: da un lato associata alla purificazione, alla fertilità, all’amore e all’amicizia, dall’altra alla morte ed al lutto…ma anche alla follia!
Al di là di tutto ciò, io l’adoro perché profumatissimo e squisito…e penso lo sia stato di più quello di Isabetta!