domenica, febbraio 26, 2012

Promemoria mentre mi godo una gitarella in barca...


Salve e buona domenica a tutti! Approfittando della sublime giornata (spero che tenga!) e dimentico delle scosse di terremoto, solo in parte, percepite ieri sera a Palermo, ho deciso di uscire con la mia bella barchetta e, lasciando Philosophegg (che si rode mentre mi scatta la foto!) a casa, ho deciso di andare per mare, ma, tranquilli, non mi allontanerò molto, non arriverò nei pressi del Costa Concordia, a rimirare le aberranti conseguenze della spavalderia di qualche fannullone-delinquente...tornerò entro oggi perchè questa settimana ho in mente di visitare altre interessanti mostre, in giro per la città!

Vi ricordo, però, che altre esposizioni son o ancora in corso, eccole, con i loro rispettivi link:

1) Prisca Sapientia al Loggiato San Bartolomeo;
2) L'Arte Moderna Siciliana è ancora in mostra a Palazzo Ajutamicristo;
3) infine, all'Albergo delle povere, come più volte sottolineato, tengono duro le Avanguardie Russe, che hanno lasciato un po' di spazio alla Pittura al Femminile Siciliana, di cui vi scriverò a breve.

A presto e buona giornata!

martedì, febbraio 21, 2012

100 di questi...POST!

È con grande gioia che oggi vi annuncio che sto scrivendo il mio 100esimo post! Quando, quasi 2 anni fa, io, Rino, e il mio caro compare Gad l’abbiamo partorito, non avremmo mai immaginato che avremmo raggiunto un traguardo così ambito: 100!
…mi sembra proprio di festeggiare un compleanno, sapete? Ed è per questo che oggi mi mangerò (come sapete, da solo dato che il caro Gad è spirato il 13 giugno dell’anno scorso),ingozzandomi per giunta, una torta preparata per l’occasione…vi piace?
 Mi ingozzerò specialmente perché, da domani, cominciando la Quaresima, dovrò liberarmi il prima possibile di ogni tentazione” straculinaria” perché fino troppo stracalorica…tanto è chiaro che chi segue i precetti della Quaresima si mette semplicemente a dieta!
Oggi è l’ultimo giorno di Carnevale e il mio festeggiamento cade proprio a “fagiuolo”, no?  Oggi l’eccesso regnerà sovrano perché da domani il Carnem levare passerà da potenza ad atto.
È proprio domani, con il mercoledì delle Ceneri, chi andrà in chiesa si lasacerà tracciare sulla fronte dal prete una croce di cenere, per non dimenticare il monito: “Da polvere sei nato e polvere diventerai!”.
Io intanto vado a imbottirmi di torta…siete invidiosi?
A presto!

domenica, febbraio 19, 2012

Prisca Sapientia al Loggiato

Fino al 2 marzo 2012, nelle sale espositive del Loggiato di San Bartolomeo, a Palermo, sarà visitabile “Prisca Sapientia”, una collettiva pittorica e scultorea che riunisce le opere di 33 artisti, italiani e, nello specifico, siciliani, ma anche d’oltralpe, le cui opere sono state fortemente valorizzate da un gruppo di gallerie d’arte, riunite sotto la “bandiera” dell’associazione cittadina Assocultura. Tra le gallerie in essa riunite spiccano Lup’art, Biotos, XXS, Pittorica o Artem, tutte allo scopo di valorizzare e promuovere il patrimonio artistico siciliano contemporaneo.
Molte sono le opere suggestive e originali, svariate le tecniche: dalle più tradizionali e “sempreverdi” alle più innovative che mescolano materiali assai diversi tra loro.
Spiccano le classicheggianti donne di Ilaria Caputo, come “Lilith” qui di seguito fotografata, capace anche, come per magia, di illudere che un blocco di terracotta modellata possa sembrare, attraverso patinatura, una raffinata scultura bronzea;

Lilith - Ilaria Caputo


o i colori forti e caldi scelti da Fabrizio Costanzo per “Cattedrale” e “Sotto il cielo di Gerusalemme”;
Cattedrale e Sotto il cielo di Gerusalemme - Fabrizio Costanzo
stupefacente è la mescolanza di olio e sabbia, visibilissima se osservata in controluce, su tavola di “Dalla finestra” di Salvatore Caputo;
Salvatore Caputo - Dalla Finestra
 suggestivo è invece il trompe d’œil di Salvo Castellese.
Salvo Castellese - Cattedrale

Titolo: Prisca Sapientia
Dove: Loggiato San Bartolomeo
Corso Vittorio Emanuele 25

Fino al 2 marzo
Orari: mar.-sab. 16-19; festivi 9,30-13

Ingresso libero

mercoledì, febbraio 15, 2012

Santi del Paradiso e di...Giammarresi

Sarà visitabile fino al 25 febbraio 2012, presso Palazzo Jung, con sede in via Lincoln, “Santi del Paradiso”, personale del fotografo bagherese Carlo Giammarresi.
Essa include, non per caso, 100+1 foto prevalentemente in bianco e nero, tecnica di stampa molto amata da Giammarresi, che riproducono istantanee, scattate, a partire dagli anni ’70, in giro per la Sicilia, da Palermo a Bagheria, da Prizzi a Caltanissetta, da Trapani a Catania, di santi e patroni in cima alle loro vare e variceddi in processione sia per le strade che per mare, statue di San Pio da Pietralcina, scene di Candelore, interessanti  gruppi statuari tipici dei Misteri pasquali , che, incredibilmente, includono anche una “Ultima Cena” con tutti e 12 gli apostoli.
Come mi ha raccontato il fotografo Carlo Giammarresi, presente e vigilante nella sala espositiva, nel suo italiano a tratti incerto ma fiero, mentre ricordava emozionato le parole del poeta dialettale Ignazio Buttitta, suo compaesano, che gli intimava sempre di parlare baldanzoso il siciliano, dietro ogni foto c’è una storia, c’è un particolare che l’osservatore distratto non nota.

In una delle foto dedicate alla festa di S. Antonio a Bagheria, ad esempio, Giammarresi mi ha fatto notare la presenza di una vecchietta che mastica qualcosa mentre timidamente di affaccia per osservare il corteo in processione. Mi ha pure riferito dell’occasione in cui, quando il suo amico Giuseppe Tornatore girava “L’uomo delle stelle”, gli rubò uno scatto mentre, seduto su un gradino per strada, a Bagheria, assorto pensava ad un brano da inserire in una delle scene del film.
Perché le foto sono 100+1? Perché 100 sono le foto scattate in Sicilia, mentre 1 è la foto scattata a Gerusalemme, inclusa nella collezione “Giammarresi nel mondo”.
Una mostra che trasuda passione e tanta sicilianità di un fiero fotografo, soprattutto, bagherese nel midollo.
Titolo: Santi del Paradiso
Dove: Palazzo Jung
via Lincoln 73
Da: 9 febbraio a: 25 febbraio 2012
Orari: lun.-ven. 10-12,30; 16,30-19 e sab. 10-12,30
Chiuso nei festivi
Ingresso libero

martedì, febbraio 07, 2012

Su Beppe Nappa e non solo...

In questi giorni, malgrado il gelo e il freddo imperversino, ricorre (ce ne siamo accorti solo da qualche vetrina di giocattolaio o dalle pasticcerie che espongono le buonissime  e profumatissime chiacchere)  la festività dell'eccesso, della sfrenatezza, dell'inversione e del caos: il Carnevale! 
È una festa di sicura origine romana, che, nonostante gli spostamenti di data cristiani e le sue successive rifunzionalizzazioni, ha sempre contrassegnato il passaggio dall'inverno, dove tutto langue e dorme, alla primavera, nella quale chi dormiva si risveglia e grazie alla quale tutto fiorisce e fruttifica.
Essa, quindi, è la festa che segna il confine, nelle società a tradizione agro-pastorale, tra la prima parte dell’annata agraria, quella della semina e germinazione, e la seconda, nella quale le piantine fioriscono e dalle quali i piccoli frutti iniziano a maturare.
Ciò che nasce, però, deve prima morire e ciò che è morto, in realtà, rinasce…o resuscita come il Cristo in occasione della Pasqua. Tutto è, insomma, ciclico e basato su una successione-sovrapposizione di opposti: buio- luce, freddo-caldo, morte-vita, cosmos-caos
La festa di Carnevale scombina il cosmos per ricreare il caos così tutto è il contrario di tutto e ognuno può divenire, travestendosi, quello che normalmente non è.
Elementi caratteristici di tale festa sono il fuoco, il rumore, i colori, le maschere, l’eccesso di cibo.
Vorrei soffermarmi, in particolare, sulle maschere, che, in Sicilia, sono numerose. Conoscete il Nannu e la Nanna del palermitano? Forse in pochi dato che questa tradizione è relegata a pochi quartieri o paesi.
Vorrei soffermarvi, invece, su una maschera molto nota nel messinese ma super riprodotta nei Carnevali con sfilate di carri di località come Sciacca o Termini Imerese: Peppe (o Beppe) Nappa.
Eccovene un’immagine:
Come si può notare, a livello esteriore, il suo tratto caratterizzante è questo abito blu dalle maniche lunghe lunghe. Altre peculiarità sono il cappellino a volte nero o grigio o bianco, il nasone e le scarpette con i pon pon colorati.
Andiamo alla sua indole e al suo carattere. Bè, penso che incarni appieno il Siciliano DOC. Cominciamo dal nome Peppe Nappa e soffermiamoci su Nappa, che significa toppa, rattoppo ma che, in certe zone della Sicilia, contrassegna il fannullone.
Il Siciliano DOC è tipicamente un vantoso: spesso appare ben vestito e assai curato, vestire di “marca”  o alla moda è tutto anche se, poi, alla sera, come cena ti tocca solo un misero tozzo di pane…non riconoscete il tipo? Allora soffermiamoci sul vezzo del siciliano di andare in giro con auto grandi e grosse, tipo gli inutili SUV, solo per i gusto di apparire più grandi…e mi fermo qua!
Il siciliano doc è laggnusu, ovvero fannullone: avete mai visto “Nati stanchi” di Ficarra e Picone? Bene, Beppe sbadiglia di continuo.
Cosa fa nella vita Peppe Nappa? È un servo che si lagna sempre del suo padrone, u Baruni,al quale ruba cibo e vino e del quale vorrebbe prendere il posto…il siciliano non sarà pure invidioso? Ovviamente il siciliano doc veste spesso ruoli e compiti, lavorativamente scrivendo, per i quale non è adatto…l’amicizia è tutto, no?
A rendere, infine, simpatico Peppe è sicuramente il suo grande appetito e la sua grande ingenuità, allegria e spensieratezza…e il suo genuino siciliano.
Buon Carnevale a tutti! E non esagerate col cibo!
P.S. Volete sapere di più su Beppe Nappa? Ecco un libro ad esso dedicato: Peppe Nappa. Maschera e i caratteri storici dei siciliani di Salavatore Mugno per la Di Girolamo Edizioni

domenica, febbraio 05, 2012

Macbeth si o Macbeth no?

Salve a tutti! Questa settimana, tanto per rilassarmi un po’, avrei simpaticamente deciso di andare al Teatro Biondo a vedere un’opera spesso “temuta” (perché si ritiene porti sfiga) ma che sono sempre stato curioso di vedere,ovvero il Macbeth di William Shakespeare. Non so cosa accade a voi, ma quando sento pronunciare il suo nome, automaticamente mi inchino e mi tolgo il cappello perché l’ho sempre reputato un grande o, come erroneamente si dice in giro, un vero mito.


Cosa ho fatto? Ho iniziato a documentarmi sulla tragedia e a rileggerla col testo a fronte nell’inglese del 1623, anno della prima edizione stampata di questo tanto accurato chronicle play, rimanendo colpito da frasi del tipo: “Life’s but a walking scado,a poor player / That struts and frets his hour upon the stage / And then is heard no more, It is a a tale / Told by an idiot, full of sound and fury, / Signifying nothing.” che tradotte significano “La vita non è che un’ombra che cammina; un povero attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sulla scena e del quale poi non si ode più nulla: è una storia raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla”. Ma anche restando di stucco quanto l’inglese seicentesco sia così difforme dal tanto sbrigativo e spesso estemporaneo inglese attuale, non trovate?

Affascinato dalle pagine del testo, dal misto di superstizione, magia e tanto sangue versato sulla scena e non, afflitto per le povere sorti del prima valoroso generale e, poi, non storicamente provato, odiato re-tiranno ero emotivamente pronto a recarmi a teatro…malgrado un po’ titubante…why? Bè, il Macbeth che andrà in scena è una prima mondiale realizzata da una compagnia teatrale di Seul, la Mokhwa Repertory Company, riadattata dal regista coreano Tae-Suk Oh.

Il mio primo pensiero nel saperlo è stato: riuscirò ad immaginarmi un re scozzese con gli occhi a mandorla? Dopo aver riflettuto un po’ mi son detto “In epoca di globalizzazione e multi etnicità, ci potrebbe pure stare che i coreani, come i congolesi o gli inuit rappresentino quello che a loro pare e dove a loro pare! “. Resto, malgrado ciò, scettico per il fatto che la vicenda è ambientata nella Scozia dell’XI secolo e di coreani o cinesi penso che da quelle parti ce ne fossero pochi. Al di là di ciò, dato che la maestria e bravura di una compagnia teatrale non si blocca alla sola parvenza esteriore, resto ancora scettico.

Perché? Il mio secondo pensiero è stato “Riusciranno questi attori coreani a recitare bene in italiano?”…ebbene, qui casca Macbeth! Gli attori non reciteranno in italiano, cosa che omette di scrivere il sito internet del Teatro Biondo Stabile di Palermo, ma in lingua originale…con sottotitoli in italiano!!!!!!

Per me è stato un vero colpo! Perché mille dubbi amletici mi sono venuti e ve ne scrivo un paio:

1) Quale inglese useranno? Quello del 1623 o un inglese moderno?

2) Se useranno un inglese moderno, non sarebbe un’ennesima storpiatura? Tanto varrebbe recitare in italiano, no?

3) Andiamo ai sottotitoli! Ci sarà uno schermo su cui passeranno le scritte durante la rappresentazione? Esse distoglieranno lo spettatore dalla scena o no?

4) Varrà la pena spendere 30 euro per andare a leggere dei sottotitoli?

Io non ho ancora deciso se andare. Per chi fosse curioso, lo spettacolo sarà rappresentato dall’8 al 12 febbraio 2012 con orari diversi, a seconda della giornata.

Chissà se il povero attore cui alludeva Shakespeare sopra, saprà, oltre a gesticolare e ad agitarsi, farsi capire.