domenica, febbraio 05, 2012

Macbeth si o Macbeth no?

Salve a tutti! Questa settimana, tanto per rilassarmi un po’, avrei simpaticamente deciso di andare al Teatro Biondo a vedere un’opera spesso “temuta” (perché si ritiene porti sfiga) ma che sono sempre stato curioso di vedere,ovvero il Macbeth di William Shakespeare. Non so cosa accade a voi, ma quando sento pronunciare il suo nome, automaticamente mi inchino e mi tolgo il cappello perché l’ho sempre reputato un grande o, come erroneamente si dice in giro, un vero mito.


Cosa ho fatto? Ho iniziato a documentarmi sulla tragedia e a rileggerla col testo a fronte nell’inglese del 1623, anno della prima edizione stampata di questo tanto accurato chronicle play, rimanendo colpito da frasi del tipo: “Life’s but a walking scado,a poor player / That struts and frets his hour upon the stage / And then is heard no more, It is a a tale / Told by an idiot, full of sound and fury, / Signifying nothing.” che tradotte significano “La vita non è che un’ombra che cammina; un povero attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sulla scena e del quale poi non si ode più nulla: è una storia raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla”. Ma anche restando di stucco quanto l’inglese seicentesco sia così difforme dal tanto sbrigativo e spesso estemporaneo inglese attuale, non trovate?

Affascinato dalle pagine del testo, dal misto di superstizione, magia e tanto sangue versato sulla scena e non, afflitto per le povere sorti del prima valoroso generale e, poi, non storicamente provato, odiato re-tiranno ero emotivamente pronto a recarmi a teatro…malgrado un po’ titubante…why? Bè, il Macbeth che andrà in scena è una prima mondiale realizzata da una compagnia teatrale di Seul, la Mokhwa Repertory Company, riadattata dal regista coreano Tae-Suk Oh.

Il mio primo pensiero nel saperlo è stato: riuscirò ad immaginarmi un re scozzese con gli occhi a mandorla? Dopo aver riflettuto un po’ mi son detto “In epoca di globalizzazione e multi etnicità, ci potrebbe pure stare che i coreani, come i congolesi o gli inuit rappresentino quello che a loro pare e dove a loro pare! “. Resto, malgrado ciò, scettico per il fatto che la vicenda è ambientata nella Scozia dell’XI secolo e di coreani o cinesi penso che da quelle parti ce ne fossero pochi. Al di là di ciò, dato che la maestria e bravura di una compagnia teatrale non si blocca alla sola parvenza esteriore, resto ancora scettico.

Perché? Il mio secondo pensiero è stato “Riusciranno questi attori coreani a recitare bene in italiano?”…ebbene, qui casca Macbeth! Gli attori non reciteranno in italiano, cosa che omette di scrivere il sito internet del Teatro Biondo Stabile di Palermo, ma in lingua originale…con sottotitoli in italiano!!!!!!

Per me è stato un vero colpo! Perché mille dubbi amletici mi sono venuti e ve ne scrivo un paio:

1) Quale inglese useranno? Quello del 1623 o un inglese moderno?

2) Se useranno un inglese moderno, non sarebbe un’ennesima storpiatura? Tanto varrebbe recitare in italiano, no?

3) Andiamo ai sottotitoli! Ci sarà uno schermo su cui passeranno le scritte durante la rappresentazione? Esse distoglieranno lo spettatore dalla scena o no?

4) Varrà la pena spendere 30 euro per andare a leggere dei sottotitoli?

Io non ho ancora deciso se andare. Per chi fosse curioso, lo spettacolo sarà rappresentato dall’8 al 12 febbraio 2012 con orari diversi, a seconda della giornata.

Chissà se il povero attore cui alludeva Shakespeare sopra, saprà, oltre a gesticolare e ad agitarsi, farsi capire.

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