martedì, febbraio 07, 2012

Su Beppe Nappa e non solo...

In questi giorni, malgrado il gelo e il freddo imperversino, ricorre (ce ne siamo accorti solo da qualche vetrina di giocattolaio o dalle pasticcerie che espongono le buonissime  e profumatissime chiacchere)  la festività dell'eccesso, della sfrenatezza, dell'inversione e del caos: il Carnevale! 
È una festa di sicura origine romana, che, nonostante gli spostamenti di data cristiani e le sue successive rifunzionalizzazioni, ha sempre contrassegnato il passaggio dall'inverno, dove tutto langue e dorme, alla primavera, nella quale chi dormiva si risveglia e grazie alla quale tutto fiorisce e fruttifica.
Essa, quindi, è la festa che segna il confine, nelle società a tradizione agro-pastorale, tra la prima parte dell’annata agraria, quella della semina e germinazione, e la seconda, nella quale le piantine fioriscono e dalle quali i piccoli frutti iniziano a maturare.
Ciò che nasce, però, deve prima morire e ciò che è morto, in realtà, rinasce…o resuscita come il Cristo in occasione della Pasqua. Tutto è, insomma, ciclico e basato su una successione-sovrapposizione di opposti: buio- luce, freddo-caldo, morte-vita, cosmos-caos
La festa di Carnevale scombina il cosmos per ricreare il caos così tutto è il contrario di tutto e ognuno può divenire, travestendosi, quello che normalmente non è.
Elementi caratteristici di tale festa sono il fuoco, il rumore, i colori, le maschere, l’eccesso di cibo.
Vorrei soffermarmi, in particolare, sulle maschere, che, in Sicilia, sono numerose. Conoscete il Nannu e la Nanna del palermitano? Forse in pochi dato che questa tradizione è relegata a pochi quartieri o paesi.
Vorrei soffermarvi, invece, su una maschera molto nota nel messinese ma super riprodotta nei Carnevali con sfilate di carri di località come Sciacca o Termini Imerese: Peppe (o Beppe) Nappa.
Eccovene un’immagine:
Come si può notare, a livello esteriore, il suo tratto caratterizzante è questo abito blu dalle maniche lunghe lunghe. Altre peculiarità sono il cappellino a volte nero o grigio o bianco, il nasone e le scarpette con i pon pon colorati.
Andiamo alla sua indole e al suo carattere. Bè, penso che incarni appieno il Siciliano DOC. Cominciamo dal nome Peppe Nappa e soffermiamoci su Nappa, che significa toppa, rattoppo ma che, in certe zone della Sicilia, contrassegna il fannullone.
Il Siciliano DOC è tipicamente un vantoso: spesso appare ben vestito e assai curato, vestire di “marca”  o alla moda è tutto anche se, poi, alla sera, come cena ti tocca solo un misero tozzo di pane…non riconoscete il tipo? Allora soffermiamoci sul vezzo del siciliano di andare in giro con auto grandi e grosse, tipo gli inutili SUV, solo per i gusto di apparire più grandi…e mi fermo qua!
Il siciliano doc è laggnusu, ovvero fannullone: avete mai visto “Nati stanchi” di Ficarra e Picone? Bene, Beppe sbadiglia di continuo.
Cosa fa nella vita Peppe Nappa? È un servo che si lagna sempre del suo padrone, u Baruni,al quale ruba cibo e vino e del quale vorrebbe prendere il posto…il siciliano non sarà pure invidioso? Ovviamente il siciliano doc veste spesso ruoli e compiti, lavorativamente scrivendo, per i quale non è adatto…l’amicizia è tutto, no?
A rendere, infine, simpatico Peppe è sicuramente il suo grande appetito e la sua grande ingenuità, allegria e spensieratezza…e il suo genuino siciliano.
Buon Carnevale a tutti! E non esagerate col cibo!
P.S. Volete sapere di più su Beppe Nappa? Ecco un libro ad esso dedicato: Peppe Nappa. Maschera e i caratteri storici dei siciliani di Salavatore Mugno per la Di Girolamo Edizioni

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