sabato, agosto 31, 2013

Cuticchio al Pitrè per la quinta "Notte dei Musei"

Come ho anticipato sulla pagina facebook di Panormitania – che vi invito suadentemente a visitare -, ieri sera, 30 agosto 2013 alle 21, ho assistito al Cunto di Mimmo Cuticchio, nel piazzale antistante il Museo Pitrè, quinto spettacolo in programma per la rassegna “Dieci notti al museo”.


Sebbene minacciasse pioggia, non c’è stata ed, anzi, a tratti, attirata dai fari accecanti, s’udiva il malinconico canto di qualche confusa cicala…
Ad assistere al Cunto è stata una miriade di persone, molte delle quali sono accorse anzitempo anche a rimirar entrando –ma solo dall’esterno – lo spettacolo da cartolina della splendida Palazzina Cinese.


Cuticchio non ha tradito la sua fama: ha intrattenuto per più di un’ora, andando a braccio, il suo pubblico anelante con il cunto dell’inizio dell’Orlando Innamorato, famoso poema di Matteo Boiardo.


Ho deciso di condividere con voi parte di quanto visto, con l’invito di lasciar correre la fantasia...anche se blogger non me lo consente! Il mio breve filmato è relativo al momento in cui la bellissima e affascinante Angelica - tutta ca panza i fora! -, donna amata dal valoroso Orlando, arriva al palazzo di Carlo Magno...suscitando le "simpatiche" reazioni dei suoi paladini...
L'ho caricato senza inghippi sulla mia ormai famigerata pagina facebook...sono assillante?

Fantasticate molto, quindi, se lo vedrete, proprio come ci ha detto il celebre cuntista – più celebre fuori dall’Italia in verità, per sua stessa ammissione! –, che vede dentro la sua mente prima le immagini, cui aggiunge con la sua arte soltanto il "doppiaggio".


Buon week end a tutti!

giovedì, agosto 29, 2013

Qualche notizia sulla melanzana...

Il post di oggi mi frulla nella testa già dall'anno scorso e vuole essere un tributo ad una vera prelibatezza.

Solanum melangena è il nome scientifico sia della pianta sia del suo frutto, il quale domina incontrastato sui banchi dei fruttivendoli al mercato o è sfoggiata magistralmente sulle lambrette degli ambulanti…secondo voi cos’è? Beh, la mia, ovviamente, è domanda retorica, dato che il titolo del post svela tutto! È, infatti, il nome scientifico della melanzana, più comunemente chiamata melenzana ma, qui a Palermo, famosa come milinciana! 
Originaria dell'India, dove cresceva spontaneamente, è stata scoperta dagli Arabi in Persia e poi introdotta dagli Arabi all’inizio dell’età medievale  col nome di badingian e in Italia è stata inizialmente chiamata petonciana o petonciano o anche petronciano. 
Col trascorrere del tempo, a badingian è stato anteposto il prefisso mela, frutto per antonomasia,  dando così origine al termine melangiana e poi melanzana. 
Quando la sua coltivazione è stata introdotta, in particolare, in Catalogna, sapete quale era il concime più usato per rendere le piante più rigogliose? Beh, non ci crederete ma…era lo sterco umano, ritenuto umido e freddo al punto giusto…
Per molto tempo la melanzana ha instillato molti dubbi e sospetti in medici e dietisti, soprattutto per la sua colorazione, nella stragrande delle varietà (centinaia!), violacea…era, infatti, ritenuta velenosissima e rinominata mela non sana! Effettivamente, chi ha tentato di mangiarla cruda, l’ha trovata sgradevole, soprattutto per la presenza di solanina – da cui deriva parte del suo nome – un alcaloide velenoso che attenua i suoi “effetti” solo se ben cotta.
Per tornare alla diffidenza nei confronti di questo ortaggio, i medievali ne hanno inventate di storie! Secondo alcuni, come un certo al-Tabari, poteva generare la malinconia, mentre secondo altri poteva scurire la pelle e riempirla di lentiggini mentre, secondo altri ancora, i più fatalisti, poteva provocare dalla lebbra al cancro,  dalla tisi alle emorroidi.
Beh, data la sua diffusione, la melanzana così male non fa e io la mangerei ogni giorno! Essa è ricchissima di acqua, che favorisce l'attività dei reni), di potassio, con funzioni rimineralizzanti, di vitamina A e C, di fosforo, di calcio e tannino.
Tra le caratteristiche specifiche le sue proprietà depurative e diuretiche sono tra i primi vantaggi per l’organismo umano; per rimanere in tema di sterco, è poi un blando lassativo.
La sua buccia contiene sostanze benefiche per fegato, pancreas e intestino, in quanto stimola la produzione e l'eliminazione della bile.

Ovviamente, l’unico inconveniente che è ottima fritta e consumata in grandi quantità…fa ingrassare!

lunedì, agosto 19, 2013

E se mi costruissi una malqaf?


Altro che rumorosi ventilatori o condizionatori d’aria che distorcono la temperatura domestica al punto da procurarmi fastidiosi mal di testa! Se avessi un discreto gruzzoletto, mi farei proprio costruire una malqaf, come la chiamavano gli Antichi Egizi al tempo della XIX dinastia, o anche badgir, nell’area Mediorientale, dal 1200 a.C. circa fino all’età medievale.
A cosa alludo? Ad una torre del vento, metodo naturale per convogliare il vento afoso e sciroccoso dentro le case e, “magicamente”, trasformarlo in refrigerio puro…insomma, una sorta di stanza dello scirocco a cielo aperto, che da queste parti qualcuno penso abbia sentito parlare!
La torre del vento era, per l’appunto, una torre che poteva raggiungere la ragguardevole altezza di 30 metri – a Yadz, in Iran, famosa proprio per le sue torri del vento tutte decorate, se ne può ammirare un discreto numero – con un tetto ma con varie aperture laterali in cima ed anche una griglia metallica… per evitare che i cari uccellini lasciassero olezzose sorprese sulle teste di chi camminava spensierato dentro la torre…
Certo che, a ben rifletterci, quei poveracci che erano mandati a pulirle si divertivano tanto!
Dalle aperture fuoriuscivano, spesso, estremità di pali di legno con attaccate delle alette triangolari in grado di ruotare su se stesse, in modo da incanalare dentro il vento che così percorreva i condotti rivestiti di intonaco fresco e, quindi, rinfrescante, verso il basso, avendo un effetto refrigerante per i fortunati abitanti della casa.
Ecco in figura come il vento percorreva la mulguf, altro nome col quale è conosciuta la torre del vento:

A volte alla fine del tunnel era installata una fontana che rinfrescava ulteriormente l’aria e figurati se vedevi un’anima in giro a squagliarsi al sole!

Che ne pensate, sarebbe fattibile? Potrei lanciare una moda, no?

mercoledì, agosto 14, 2013

Gita a Castelbuono!

Scorcio posteriore del Castello...a Rino piacciono le visioni alternative!
Ieri, il vostro Rino ha lasciato la desolata – ma così incantevole – Palermo per intraprendere una gitarella fuori porta – dietro l’angolo! – raggiungendo la famosissima…Ypsigro, la conoscete? Ypsigro, zona fresca e di media altitudine secondo i bizantini, è l’antico nome di Castelbuono, ridente località in provincia di Palermo, adagiata sulle pendici del colle Milocca, nel pieno Parco delle Madonie, verde di frassini, ciliegi e, soprattutto, frassini.

Panorama di Castelbuono visto dal Castello

Per molti secoli è stata dominio incontrastato della nobile famiglia Ventimiglia, uno dei componenti della quale, nel 1316, il conte Francesco, iniziò a farsi edificare il famosissimo castello, che ordinò di apporre sull’arco di S.Anna, all’ingresso dell’edificio, la seguente iscrizione, qui tradotta dal latino: “l'anno del verbo incarnato 1316, regnando il gloriosissimo Federico, re di Sicilia, noi, Francesco, conte di Ventimiglia, di Ischia maggiore e Geraci e signore delle due Petralie, abbiamo incominciato ad edificare questo castello belvedere Ypsigro nel nome di Cristo”.

L'arco di S. Anna

Il castello ha pianta quadrangolare e, sebbene sia il risultato di numerosi rifacimenti, richiama, per il suo volume a cubo, lo stile arabo, per le quattro torri ai quattro angoli, lo stile normanno e per la circolarità delle stesse, le costruzioni militari sveve.


Esso ospita, in particolare, la collezione permanente della Pinacoteca del Museo Civico di Castelbuono, una collezione di 25 opere della Donazione Di Piazza, tra le quali, degne di considerazione sono l’opera di Bruno Caruso con una donna – emicefala - con sullo sfondo il Castello e la scultura “memoriale” in tufo di Disma Tumminello.


Merita un’osservazione meticolosa, poi, la famosa Cappella Palatina, quasi interamente rivestita di stucchi, realizzata dai fratelli Giacomo e Giuseppe Serpotta, tra le cui figure spiccano dei bizzarri e gobbi genietti della lampada…

La Cappella Palatina e...
i geni della lampada!

Nelle sale vicine, inoltre, è ospitata una discreta collezione includente esemplari dell’oreficeria siciliana, parte del tesoro di S.Anna, il cui teschio è nella cappella – S.Anna è patrona del paese – e stoffe preziosissime, tutte sei-settecentesche.
Dopo avere assaggiato l’Oro Bianco di Manna e aver un po’ vagato tra i vicoli del paese – un panormitano ci vivrebbe benissimo e lo scrivo con ironia, perché le auto sono pochissime e le strade sono viuzze tutte lastricate e a gradini – il vostro Rino ha raggiunto la fontana della Venere Ciprea, del XV secolo, un tempo posta all’ingresso del paese, raffigurante in alto Andromeda, sotto una cupola verde e, in basso, Venere con Cupido.


Ho, infine, fatto un salto nel Museo Naturalistico “Francesco Minà Palumbo”, con una piccola sezione archeologica e varie collezioni di minerali, fossili, uccelli, come il rondone, tipico delle Madonie e tantissime specie di coleotteri.

Il rondone

Sebbene alcune delle collezioni siano nutrite, in moltissimi oggetti mancano le targhette e pare poco valorizzato e, forse proprio per questo, poco visitato.


Buon Ferragosto a tutti!

sabato, agosto 10, 2013

Una sera alla Gipsoteca di Palazzo Ziino a Palermo...

Ieri sera il vostro caro Rino ha assistito alla prima delle Dieci notti al Museo, nella Gipsoteca di Palazzo Ziino, aperta fino alle 24 e con contestuale concertino(ino ino davvero!) Jazz del Blue Note Jazz Quartet.



Ovviamente, il palermitano tipo ha preso posto ampiamente prima l'inizio del concerto, perché quando una cosa è gratis,devi renderlo noto a tutti...


In attesa che la Gipstoteca riapra al pubblico in autunno, eccovi una visita virtuale alle sue sale, nelle quali sono custodite le opere in gesso soprattutto di Domenico Costantino, Rosario Bagnasco, Antonio Ugo, Giovanni Nicolini, Bernardo Balistreri, Nino Geraci, Filippo Sgarlata, Benedetto Civiletti, Ettore Ximenes, Giovanni Barbera, Mario Rutelli, per la maggior parte attivi a Palermo, tranne Iulius Pierre Van Biesbroeck e Francesco Ciusa. Molti di queste sono ancora oggi statue bronzee disseminate per la città, mentre di altre si conserva solo l’originale in gesso.



Ad avere avvinto la mia attenzione sono stati, inoltre, dei vetusti faretti che riescono, solo cambiandone l'angolazione, ad enfatizzare particolari suggestivi dei gessi, proiettando lateralmente o posteriormente ombre davvero "umanizzanti"...
Tetto di una delle sale



Tra le ultime foto, degno di considerazione è La Rotta dei Catalani – anni ’70 - del più contemporaneo artista siciliano Emilio Isgrò, con la quale invita i Siciliani a “formicolare” in giro per il mondo, a propagare la loro cultura…attenti a non calpestare le formiche!


giovedì, agosto 08, 2013

Dieci notti al museo...gratis per voi!

Prende il via domani sera, 10 agosto, e si concluderà in tarda serata, il 12 settembre 2013,  la rassegna estiva “Dieci notti al museo”, nel corso della quale, a partire dalle 19 e – eccezionalmente – fino alle 24, non solo alcuni musei palermitani saranno visitabili gratuitamente ma ospiteranno anche dei piccoli concerti e piccole manifestazioni culturali senza pagare il biglietto: questa è la “cultura” che apprezzo, accessibile a 360° e senza l’obbligo di pagamento di biglietto d’ingresso, finalizzato molto spesso a vedere senza poter fotografare o a sentire senza dissanguare il portafoglio.


Di seguito uno schematico calendario degli eventi previsti, in modo da aiutarvi a ricordare meglio…e chissà, magari ci incontreremo…

Giorno
Orari di apertura
Luogo
Orario e tipologia del concerto
Sabato 10 agosto
19-24 (ultimo ingresso h 23)
Gipsoteca di Palazzo Ziino
Alle 21, concerto del Blue Note Sax Quartet, in collaborazione con il conservatorio V. Bellini
Mercoledì 14 agosto
19-24
GAM
Alle 21, Antonella Purpura commenta il dipinto “La Traviata” di Antonio Perdichizzi;
alle 21,30, Aria’s concert, concerto di arie verdiane per piano, con baritono, soprano e  mezzosoprano
Venerdì 23 agosto

Museo Pitrè
Alle 21, concerto “L’albero del canto. Diario delle tradizioni di famiglia, omaggio al Maestro Giovanni Varvaro” della compagnia Ditirammu
Sabato 24 agosto
19-24
GAM
Alle 20, commento del dipinto “Mattino d’estate” di Aleardo Terzi da parte di Alessandra Tiddia;
alle 21,30, concerto del quartetto d’archi della Mediterranea Chamber Orchestra
Venerdì 30 agosto

Museo Pitrè
Alle 21, Cunto di Mimmo Cuticchio
Martedì 3 settembre

Museo Pitrè
Alle 21, “Ricordando Santa Rosalia”, racconto di Gaetano Basile
Giovedì 5 settembre

ZAC, dentro i Cantieri Culturali della Zisa
Alle 21, 30, performance artistica di Andrea Cusumano, che attualmente espone “Azisa”
Venerdì 6 settembre
19-24
GAM
Alle 21, visita d’artista di Loredano Longo;
alle 21,30, concerto del quartetto d’archi della Mediterranea Chamber Orchestra
Martedì 10 settembre
19-24
GAM
Alle 21, visita guidata di Fernando Mazzocca alla mostra
“Il Museo tra storia e costume. Opere dai depositi”, attualmente in corso;
alle 21,30, concerto del quartetto d’archi della Mediterranea Chamber Orchestra
Giovedì 12 settembre

ZAC
ore 21.00 performance musicale di Gianni Gebbia " Azioni sonore";
a seguire visita guidata da Paola Nicita alla mostra “Azisa”


Buon divertimento!

sabato, agosto 03, 2013

Giuseppe Agnello espone a Porto Empedocle

Purtroppo perora, a Palermo, mostramente scrivendo c’è ben poco da vedere sia perché – poveri impiegati – molte sedi sono chiuse o aperte con orario estivo sia perché i biglietti d’ingresso sono esosi: Mi riferisco alla mostra sulle opere di Michele Catti a Palazzo S. Elia e alle opere rispolverate dai depositi alla GAM…ovviamente non andrò a vederle, per principio.



Vorrei, invece vedere, – e spero tanto mi riesca! – a Porto Empedocle, nella torre Carlo V, visitabile fino al 30 dicembre 2013, la mostra Memorie: vedute laterali e oblique, personale dello scultore racalmutese Giuseppe Agnello – famoso per aver realizzato la statua del commissario Montalbano -, che espone 40 opere, frutto della sua ricerca creativa sperimentata negli ultimi quindici anni.

Con queste sculture, raffiguranti figure eteree, straniate dal contesto, ma, allo stesso tempo, terrene, come mostrano le tante radici che emergono dai loro corpi, Agnello esplora il tema della metamorfosi.
Protagonisti sono i differenti materiali coi quali sono realizzati questi corpi – gesso, resina e terracotta – ma, soprattutto la bicromia. “Il colore protagonista del primo piano espositivo è un nero metallico, enfatizzato dalla superficie liscia e opaca in cui le sculture sono levigate – spiega Giulia Ingarao, autrice del testo critico del catalogo della mostra – mentre nelle sale del secondo piano l’artista sceglie come tema dominante un bianco abbacinante che racconta l’anima calda dell’isola”.

Aprono il percorso espositivo le sculture a dimensione reale Corpi Nuvolosi, del 1999, e Anima e Corpo 3, del 2012, uniche eccezioni cromatiche dell’itinerario in bianco e nero proposto da Agnello.

A concludere la mostra è, infine, un’installazione di 20 pecore in gesso disposte disordinatamente su una distesa di sassi di sale e, ancora una volta, gesso: un bianco onirico che, però, rimanda alla materialità della natura.

Titolo: Memorie: vedute laterali e oblique

Dove: Torre Carlo V, 
Porto Empedocle (Ag)

Fino al 30 dicembre 2013

Orari: tutti i giorni 9-13; 17-21

Ingresso Gratuito