venerdì, settembre 13, 2013

E vissero felici e...sgomenti!


Periodo di magra per trovare materiali per un bel post culturale e che fa il vostro caro Rino? Un mezzo volo pindarico ovviamente, soprattutto perché, ahimè, è arrivato l’autunno, soffia un venticello freddo adesso, il sole è in pausa di riflessione e tutto langue!

Sere fa ho assistito ad un rito stravagante…beh, userei termini più terra terra e meno eufemistici ma lascio a voi un commento…silenzioso ovviamente, perché ho notato che, sulla mia pagina face book – timidoni! – qualche anima pia viene ma la maggior parte teme di veder svelata la sua identità segreta…sembra paradossale che, in un’epoca dove le informazioni sono sovrabbondanti, esiste la privacy…state guardando me, forse?

Andiamo al dunque perché coi giri di parole inizio a rincorrermi la coda e non la smetto più!






Sere fa ho assistito, come scrivevo, ad un rito che pareva trapiantato da un altro pianeta e che m’ha indotto in seria riflessione…curiosi? Ho assistito da osservatore non partecipante ad un ricevimento – rido – di nozze…e che ricevimento!

Non mi trovavo certo in una zona “in” della città e non in un ristorante d’alto livello. Ero in una pizzeria, penso a conduzione familiare. Il cameriere ci avverte che sono in corso i preparativi per un matrimonio…il locale è sul mare ma le sedie son tutte scompagnate e i tavoli degli invitati non più di dieci…un matrimonio intimo, insomma!

Momento memorabile è stato l’arrivo degli sposi…calati direttamente da Marte! Lasciamo perder lui, agghindato con un vestito grigio lucido ma lei…uno spettacolo d’altri tempi! Abito retrò con le maniche a sbuffo e tanto tulle…in quel momento ho sentito un misto di compassione e ilarità…cui è seguita una profonda tristezza mista a stupore: una congerie di emozioni, insomma!

Erano giovani, magari figli di gente che fatica a sbarcare il lunario, chissà! Forse un matrimonio riparatore (siamo nel 2013) o forse un matrimonio d’amore, non costi quello che non costi.

Il menù a base di pizza…il resto lo lascio immaginare a voi!

È iniziata qui la mia scrupolosa riflessione. Son andato alla mia passione per i costumi dell’Antica Roma, nella quale erano contemplati tre tipologie, grosso modo, di connubio:

- la coemptio, la forma più diffusa e la meno “romantica”, nella quale il padre metteva in atto una vera e propria vendita della figlia. Era una cerimonia di tipo civile, adattamento di una mancipatio, uno sterile contratto di compravendita;

- la confaerratio, un matrimonio di tipo religioso, nel corso del quale gli sposi offrivano una torta di farro al dio Giove Capitolino, alla presenza del sommo pontefice e di chi officiava il rito, il Flamen dialis;

- l'usus, la coabitazione ininterrotta di un anno…insomma, l’antenato della convivenza e delle coppie di fatto.

Questo rito moderno, i cui protagonisti sembravano sbarcati da un altro pianeta, non saprei proprio dove collocarlo. Pare un ibrido. Spero che sia stato la celebrazione dell’Amore, con la a maiuscola, al di là degli orpelli della vita moderna.

Non penso proprio sia frutto di un carpe diem da riparare, almeno me lo auguro…sebbene, ahimè, l’escamotage riparatore sia all’ordine del giorno che non desta più impressione: guardando i numeri di divorzi e separazioni degli ultimi anni, in Italia, sembra che il matrimonio si sia trasformato in un costoso scarso fluire di sangue al cervello per molti, o, in altre parole, un gioco al quale, almeno un paio di volte nella vita, partecipano tutti.
Il gioco vale la candela?

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