Anno: 1998
Regia: Maurizio Sciarra
Interpreti: Giancarlo Giannini, Tiziana Lodato, Paolo De Vita, Francesco Benigno
“Questa è la stanza dello scirocco. Nelle giornate di vento, quando la sabbia che viene dal deserto copre tutto, non c’è posto più dolce e più fresco per aspettare che questo caldo afoso finisca.
E allora mi ricordo che tutti si rifugiavano qua dentro e ci restavano, senza muoversi, immobili, fermi…e aspettavano…e aspettavano.”
Così proferisce il marchese d’Acquafurata mentre mostra alla giovane Rosalia la stanza dello scirocco del suo palazzo.
Immaginatevi la calda e avvolgente voce di Giancarlo Giannini che rimbomba incontrastata in una camera dello scirocco mentre pronuncia tali parole in modo cadenzato e ben scandito.
Piccola perla d’un ode alla “sicilianità” è “La stanza dello scirocco”, ritenuto, come si può leggere nei titoli iniziali, film d’interesse culturale a livello nazionale.
Esso è tratto, assai liberamente, dall’omonimo romanzo del 1986 del giornalista palermitano Domenico Campana, autore, tra l’altro anche d’altri titoli come “L’isola delle femmine”.
La storia è in sintesi questa: l’antifascista marchese d’Acquafurata, interpretato da Giancarlo Giannini, mentre Mussolini prepara la spedizione coloniale in Abissinia, ormai stabilitosi in Francia, torna al paese natio, situato tra Ragusa e Catania, per vendere il palazzo di famiglia.
Mentre un gruppo di compaesani assiste a uno spettacolo dei pupi di Mimmo Cuticchio, scoppia un incendio e il maggiordomo del marchese muore.
Poiché il partito fascista vorrebbe impossessarsi del palazzo signorile per situarvi una sede del fascio, il nobile fa creder che a esser morto nell’incendio è il marchese e si finge il maggiordomo. Complice il suo avvocato, che conosce la sua vera identità, finge d’ereditar gli arredamenti e fa assegnare il palazzo a una giovane coppia di terremotati, Vincenzo (Francesco Benigno) e Rosalia (Tiziana Lodato).
Mentre si prepara alla vendita dei cimeli di famiglia e organizza in segreto la fuga da Lampedusa a Parigi di un altro antifascista, convive con la coppia e le sue parole, i suoi discorsi e i suoi gesti seducono la giovane Rosalia, una contadina analfabeta ma assai avvenente.
Centrale e determinante per la vicenda dall’epilogo prevedibile, è la stanza dello scirocco meglio nota come camera dello scirocco. In uso nell’architettura persiana sin dal XI secolo, tali costruzioni sotterranee divennero il normale corredo progettuale di ville e casene del periodo della villeggiatura di nobili e notabili, tra i secoli XVII e XVIII nel palermitano e non solo. Erano delle camere ipogee dotate di sorgiva e canne di ventilazione utilizzate come rudimentali sistemi di refrigerazione nelle calde e afose giornate estive.
Pregevolissima la recitazione e presenza scenica di Giancarlo Giannini, che adombra il personaggio del romanzo, molto più vecchio e impacciato. Tiziana Lodato, volto molto siciliano, pare l’emblema d’un femminismo ante litteram.
Degne di nota sono le musiche di Eugenio Bennato.
Per un appassionato di tradizioni popolari.
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