martedì, maggio 08, 2012

Prendo...due colombacce con una fava!

Anziché prendere “due piccioni con una fava”, oggi ho deciso di mangiarmi le fave e tentare di acchiappare le colombacce che, da qualche mese ormai, troppo insistentemente svolazzano sul mio giardino, raccattano molliche a loro non riservate, e si riproducono allegramente sotto il mio naso! Non sapete cosa sono le colombacce? Sono uccelli grossi e impettiti quanto le colombe ma di colore grigiastro e con sfumature marroni che, a detta di alcuni, sono animali immaginari che solo pochi stralunati possono vedere…

Non voglio perdermi in parole e frasi scritte senza controllo oggi e torno al detto iniziale volutamente distorto! Ho deciso di prendere una fava e due colombacce perché

1) come i miei devoti visitatori avranno notato, Rino (ahimè!) non scrive più nel weekend ma solo quando gli capita perché oberato da certi impegni settimanali che non sta qui a delinearvi così oggi, 8 maggio 2012, è un giorno di libertà e in cui può scrivere;

2) tornando alla fava, data la mia passione per la culinaria, perché non scrivere un post sulle, spesso bistrattate dalla storia e dalle popolari credenze, fave?

Le fave sono un legume molto diffuso in questo periodo dell’anno. Caratteristiche sono il loro colore verde brillante e la loro inconfondibile dolcezza al palato, specialmente se consumate fresche e quando sono ancora molto piccole e tenere ma anche e soprattutto la loro ambivalente simbologia.

Sin dall’antichità greco-romana, in alcuni casi, erano considerate impure tant’è che, ad esempio, i sacerdoti eleusini non potevano cibarsene prima dei riti. Per quale motivo? Perché, secondo alcune credenze, mangiare fave significava cibarsi della testa dei propri genitori o, similmente secondo altre, le fave erano assimilabili al sangue (ed alla carne) ed agli organi genitali (e alla riproduzione), considerati elementi impuri al massimo grado!

Le fave, inoltre, erano considerate il simbolo del ciclo di vita-morte-rinascita e, di conseguenza, inerenti la sfera sotterranea e infera. La spiegazione di ciò, però, è presto fatta: soprattutto nel mondo mediterraneo, noto per le sue estese coltivazioni di frumento e grano, seminare un terreno a fave o con altri tipi di legumi è sempre stata una pratica usata dai contadini per rendere più fertili i terreni e prepararli a nuovi abbondanti raccolti di “oro giallo”. Soprattutto le fave secche, ritualmente cucinate nel periodo tra ottobre e dicembre (avete mai sentito nominare i favi a cunigghiu?) ancora oggi in Sicilia, simboleggiano i morti che, nell’apparente riposo invernale dei campi, si preparano a nascere, germogliando sotto terra, e rinascere propiziando i nuovi raccolti. Nell’antica Roma, una festa simile a quella dei morti in Sicilia o di Halloween nel mondo anglosassone ricorreva…proprio in questi giorni! In tutti i giorni dispari dal 7 al 15 maggio ricorrevano i Lemuria, da lemures, gli spettri che in tale periodo tornavano nel mondo dei vivi per intimorirli. E cosa racconta Ovidio in proposito?

A mezzanotte quando al silenzio invita il sonno,

e voi tacete, cani e uccelli variopinti,

chi l'antico rito rammenta e timore ha degli dei

balza dal letto senza sandali ai piedi

e le dita fa schioccare unendo il pollice al medio

per non incontrare ombra vana mentre tace.

Purificate le mani nella corrente di fonte,

si volge e prende in bocca nere fave;

poi le getta all’indietro dicendo:

«Le getto, e con queste fave me e i miei parenti redimo.»

Nove volte lo dice né indietro si volge. Si crede

che l’ombra le raccolga seguendolo senza essere vista.

Di nuovo egli si purifica con l'acqua,

batte recipienti di bronzo e prega

che quell’ombra dalla casa esca.

«Uscite, Mani paternii» per nove volte ripete:

si volta e crede il rito compiuto con purezza.

E, come si nota, come prima scrivevo, è ulteriormente inverata l’ambivalenza delle fave: in alcuni casi considerate impure, in altri pure; in alcune occasioni sono simbolo dei morti, in altri di rigenerazione e di vita…domani è il 9 maggio, un giorno dispari!;)

Alla prossima!

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