Questa particolare mostra riunisce alcune delle opere in bronzo più rappresentative della prima fase creativa dell’artista, nelle quali risuona prepotentemente l’eco del potente influsso classicheggiante dei più noti Emilio Greco e dell’internazionalissimo Giacomo Manzù. Molti dei soggetti sono, infatti, figure femminili allungate e sfumate nei dettagli, gruppi familiari monoblocco riproducenti madri che cullano o allattano i loro piccoli o genitori che abbracciano empaticamente i figli. Onnipresente è la figura di donna che, come è evidente, è spesso madre, moglie ma diventa a volte dea o ballerina, in pose spesso attimali, come nel momento di eseguire una piroetta col tutù per aria o sulle punte con lo sguardo rivolto verso il cielo, con fortissimi richiami e riferimenti a Degas, cui il mondo delle danzatrici era assai caro.
È un’esposizione davvero suggestiva, pare uno sguardo en plein air su un mondo perduto e lontano, arcaico e concentrato sulle emozioni più basilari ed essenziali. Peccato che le sale siano lasciate a se stesse da figurini che, pur dovendo accoglier ei visitatori, si sublimano…magari giocavan a nascondino? Bhè, il vostro Gad ha perso il gioco perché d’essi non c’era traccia.
Per un visitatore che cerca un contatto diretto e anche un po’ intimo con le opere d’arte è perfetto!
Titolo: Zora
Dove: Palazzo Sant’Elia,
via Maqueda 81Fino al 24 giugno 2012
Orari: mar.-sab. 9,30-13; 16-19,30
Domenica e festivi 9,30-13Ingresso gratuito