giovedì, marzo 29, 2012

Ode al caffè!

In questi giorni ho iniziato a leggere un libro, che, alcuni, giudicheranno ormai “datato” (è stato pubblicato nel ’77) ma che io, invece, reputo un evergreen, proprio come i mandarini del mio giardino: alludo allo spassosissimo “Così parlo Bellavista” del camaleontico Luciano De Crescenzo…immagino lo conosciate, vero?
Io ho visto, per primo, il film omonimo del 1984, che De Crescenzo ha diretto, sceneggiato e interpretato con grande maestria: ha, infatti, vinto il David di Donatello come miglior regista esordiente…insomma, dove lo metti, quest’uomo ne esce sempre alla grande!
Perché scrivo di questo libro e c’è una foto di una tazzina di caffè che ( a me) fa venir l’acquolina in bocca? Perché, in uno dei primi capitoli, il grande De Crescenzo scrive una vera e propria ode al caffè, che mi ha fatto esclamare: “Compagno! Qualcuno, quando gusto il mio amato caffè, mi capisce!!”
Augurandovi di assaporare un buon caffè a fine cena o, quasi senza dubbio, nella colazione di domani, ecco cosa De Crescenzo ha scritto e cosa scrive appassionato sul caffè, mentre il professor Bellavista e l’ingegnere milanese discorrono:
«Se viene fatto con amore il caffè può diventare buonissimo veda: quello il caffè da dentro alla caffettiera lo sente se c'è simpatia tra chi lo sta facendo e chi se lo deve bere. […]Lei deve sapere, carissimo ingegnere, che il caffè non è propriamente un liquido, ma è come dire una cosa di mezzo tra un liquido ed  un aeriforme, insomma una cosa che non appena entra a contatto con il palato sublima, ed invece di scendere sale, sale, vi entra nel cervello e là resta quasi a tenervi compagnia, e così succede che uno per ore ed ore lavora e pensa: ma che bell’cafè ca me so pigliato stamattina.»
La caffettiera sente la simpatia tra chi, ritualmente, lo prepara e chi lo beve? Che spasso!
E l’idea che il caffè sublimi poi…
Buon caffè a tutti…e che non sia della macchinetta, come tanto va di moda anche in casa, perché anche su quelle diaboliche creazioni dell’uomo De Crescenzo ha anche da ridire…vi ho incuriosito?
Alla prossima!

martedì, marzo 27, 2012

Prorogata la mostra di Tommaso Domina...a Palazzo dei Normanni...;)


Come si evince dal titolo del post, vorrei brevemente ricordarvi che "I Templari a Palazzo dei Normanni", esposizione di sculture dell'artista  Domina, ospitata dal "famigerato" Palazzo dei Normanni, è stata prorogata fino al 27 aprile 2012 con identici orari e giorni di apertura.
Per rinfrescarvi la memoria cliccate qui (cioè leggetevi il mio post).

Buona serata a tutti!

sabato, marzo 24, 2012

Sulla margherita, simbolo della primavera e sulla giornata di primavera del Fai


Come avrete notato nei giorni scorsi, ho cambiato lo sfondo del blog per celebrare l’avvento della primavera, vi è piaciuto? Ho sempre molto amato questo periodo sia perché tutto, nella natura, sembra miracolosamente risvegliarsi, sia perché il tempo e la temperatura, pur preannunciando l’arrivo dell’estate, rendono gradevole il trascorrere ore e ore sotto il sole senza un inconveniente non indifferente…sudare!
In questi giorni è facile svegliarsi al canto melodioso e tanto simpatico dei merli, passeri e i…rappareddi, li conoscete? Sono degli uccelli tondi, molto piccoli e grigi dal canto acuto ma gradevolissimo…se riesco a fotografarne uno, inserisco una sua immagine sul blog, prometto!
E che dire dei fiori? Una gran varietà di specie colora e profuma le vetrine dei fiorai da giorni: fresie, ciclamini, primule e quant’altro…
Nei giardini privati, talvolta, e nei campi, spiccano i grossi cespugli di margherite, un fiore molto amato da una persona a me molto cara cui ho deciso di dedicare un breve post.
La margherita, col suo pistillo giallo oro e i suoi petali che trascolorano dal bianco candido a tenui sfumature di rosa, è considerata, da secoli, il simbolo della primavera. Il bianco, infatti, simboleggia l’alba mentre, manco a scriverlo, il pistillo il disco solare.
Alle margherite persino Giovanni Pascoli ha dedicato dei versi, di cui riporto solo una parte:
Chi vede mai le pratelline in boccia?
Ed un bel dì le pratelline in fiore
empiono il prato e stellano la roccia.

Chi ti sapeva, o bianco fior d'amore
chiuso nel cuore? E tutta, all'improvviso,
la nera terra ecco mutò colore.
 
 
 Dal nero al bianco, dalle tenebre alla luce, dall’inverno alla primavera e le pratelline del Pascoli, dette anche primaverine, insomma, se vedi le margheritine su un campo, sei sicuro che il cambio di stagione è in corso e la natura sta per concedere la massima espressione della sua bellezza. Non, certamente, per caso, sebbene il suo nome scientifico sia bellis perennis, questo è comunemente chiamato margherita, derivando dal greco margarita, che significa perla (che chi si chiama Margherita sia una perla di ragazza penso che questa stessa Margherita possa metterci la mano sul fuoco, nevvero?)
Come allude ancora il Pascoli, le margherite sono un bianco fior d’amore e gli innamorati lo sanno bene…son quasi certo che, di certo, ognuno di voi, almeno una volta nella sua vita ha sfogliato, magari solo per gioco, una povera margherita recitando il fatidico “m’ama, non m’ama, m’ama, non m’ama”!
Sin dal Medioevo, in particolare, la margherita è ritenuta simbolo di primavera  e d’amore: ricordano, infatti, alcune fonti che, dati i tempi, le dame comunicavano ai loro cavalieri che ricambiavano il loro amore, ornando il loro scudo con due margherite.
Che aspettate quindi? Andate per campi a cercar le margherite facendone l’uso che più v’aggrada!
E se vi resta tempo, tra oggi, 24 marzo, e domani 25 marzo 2012, prendete parte alle giornate di primavera del Fai, che Palermo, quest’anno, ha poco pubblicizzato perché, come sto per scrivervi, la sua partecipazione è davvero risicata. Tra Palermo e provincia, infatti, saranno aperti soltanto 8, la maggior parte dei quali a Caccamo, mentre soltanto 1 a Palermo, il famigerato (avete letto il post dedicato alle sculture di Domina nei giorni scorsi?) Palazzo dei Normanni, che aprirà (e non mi sorprendo) soltanto domenica 25 marzo, dalle 10 alle 17. Nelle vicinanze di Palermo, Bagheria ospita il Fai soltanto a Villa Cattolica, ovvero il museo Guttuso e Corleone apre l’Oratorio della Madonna del Soccorso presso il Convento di Sant’Agostino.
A battere tutti sarà Corleone che apre ben 4 chiese, tra le quali spicca la chiesa di San Pietro in Vinculis, in stile greco-bizantino risalente al XIII secolo.
Per informazioni più dettagliate sulle iniziative sito per sito vi rinvio alla pagina del sito dedicato alla giornata Fai sui siti aperti in Sicilia.
Buon week end a tutti!
 
 
N.B. Le informazioni sulle margherite le ho tratte da un libro assai interessante che consiglio vivamente di consultare per fugare ogni curiosità su fiori, piante e alberi. Esso è Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante dello storico delle religioni Alfredo Cattabiani, edito dalla Oscar Mondadori.

giovedì, marzo 22, 2012

I Madisti da domani sbarcano alla Galleria Monteleone

Tecnica mista su cartone curvato di C. Arden Quin
Comincio rivolgendo un particolare ringraziamento a una delle curatrici della mostra, di cui sto per scrivere, Daniela Brugnone, che mi ha inviato le immagini contenute in questo post.
Sarà inaugurata domani, venerdì 23 marzo 2012, alle 19 nelle sale della Galleria Monteleone, a Palermo, “MADI’. Oltre lo Spazio”, un’esposizione celebrativa che riunisce alcune delle opere più rappresentative e significanti il movimento artistico internazionale dei madisti.

MADI’ è una sorta di acronimo di MA-terialismo DI-alettico, originariamente, un movimento d’arte non figurativa, nato a Buenos Aires nel 1944, sotto l’impulso del pittore Carmelo Arden Quin, scomparso nel 2010, e di altri artisti come Gyula Kosice, Edgar Bayley e Rhod Rothfuss, cui si aggiunsero anche intellettuali e artisti come Tomàs Maldonado, Torres Garcia, Vincente Huidobro, Martin Blaszko o l’italiano Salvador Presta, che, nel 1955, ha riunito un gruppo MADI’ a Firenze.

Quando il movimento è nato, l’intenzione dei madisti era quella di spezzare, una volta per tutte, ogni legame con una tradizione d’arte, rappresentata dal Costruttivismo e dal Concretismo, che sembrava non riuscire più a cogliere il senso della realtà. Ed ecco proiettare gli artisti e pensatori del movimento MADI’ verso la libera creazione e sperimentazione, che, in concreto ha, ad esempio, optato per l’abolizione della cornice, la distruzione di tutti i condizionamenti e limiti imposti dalla tradizione geometrica (vedi lo sviluppo delle geometrie non-euclidee) o nel mescolamento di tecniche e materiali sia “tradizionali” che non convenzionali (vedi il cartone, gli smalti, il legno o il vetro), il tutto finalizzato a creare, con particolari giochi di luce e colore, opere atemporali, quasi a-spaziali ma anche multi direzionali.


Smalto turchese e legno di Gaetano Pinna
Questo ha scritto Carmelo Arden Quin nel manifesto del movimento MADI’ nel 1946 : «... noi altri madisti, prendendo gli elementi propri di ciascun'arte, costruiamo; cioè facciamo un'invenzione reale. Con questa non esprimiamo nulla, non rappresentiamo nulla, non simbolizziamo nulla. Noi creiamo la cosa nella sua sola presenza, nella sua sola immanenza. La cosa è nello spazio e nel tempo: ESISTE.» Il madista, quindi, prendendo spunto dalla realtà immanente, un po’ nascosta alla sola superficie, creano un’arte che pare non rappresentare nulla o simboleggiare alcunché, limitandola a farla esistere.

La Galleria Monteleone ospiterà opere di circa cento artisti provenienti da Argentina, Belgio, Francia, Germania, Giappone, Italia, Slovacchia, Stati Uniti, Ungheria e Uruguay, tra i quali spiccano i nomi di Carmelo Arden Quin, Bolivar, Gaël Bourmaud, Jean Branchet, Jean Charasse, Franco Cortese, Marian Drugda, János Fajo, Sakae Hasegawa, Victor Hulik, Yumiko Kimura, Alberto Lombardi, Enea Mancino, Vincenzo Mascia, Renato Milo e, come mostra l'immagine sopra, Gaetano Pinna.

Titolo: MADI’. Oltre lo spazio

Dove: Galleria Monteleone
via Monteleone 3 (traversa di via Roma, nei pressi de “La Rinascente”)

Da: 23 marzo a: 21 aprile 2012

Orari: mar.-sab. 16-19
In altri orari solo su appuntamento.

Info e prenotazioni visite: 0916119756

lunedì, marzo 19, 2012

La Pietra e le sue ceramiche a Villa Igiea


Da venerdì 16 a sabato 31 marzo 2012, nella Sala dei Giochi Francesi della sede dell’Assessorato Regionale del Turismo della sontuosa Villa Igiea, è visitabile “L’Unità nella diversità”, collezione di ceramiche realizzate da Ugo La Pietra, sia artista che artigiano che architetto oltre che designer e ricercatore, definito da Philippe Daverio persino poeta. Questo eclettico personaggio è altresì noto a livello mondiale grazie al suo progetto di Casa Telematica presentato nel 1971 al MOMA di New York.

L’esposizione di ceramiche artistiche, inserita all’interno de “Il Circuito del Mito”, proprio come sta avvenendo per Arte-donna, cui ho già dedicato un post, compongono il progetto di Ugo La Pietra dedicato alle venti regioni italiane e include, nello specifico, 21 teste in ceramica (una reca a mo’ di corona tutti i nomi delle regioni), ognuna delle quali, celebra una regione d’Italia con i suoi elementi, secondo l’artista, più rappresentativi.


Spiccano, ad esempio, la ceramica dedicata alla Lombardia, sulla cui testa spicca il Duomo di Milano e su una mano un manichino oppure la testa dedicata alla Toscana con, in bella posa, la torre di Pisa e Pinocchio.

L’esposizione si coglie in un unico e rapido sguardo d’insieme tant’è che, finora, pare abbia avuto ben pochi visitatori ma vi consiglio di visitarla sia perché la sede espositiva è assai suggestiva, sia perché consente di riflettere sul possibile e fattibile connubio tra arte e artigianato, tradizione e innovazione.


Titolo: L’Unità nella diversità

Dove: Assessorato Regionale del Turismo, a Villa Igiea

Orari: lun.-ven. 9-13 e merc. Anche 15,30-17,30;

sabato 31 marzo 9-13

Ingresso gratuito

domenica, marzo 18, 2012

Templari a Palazzo dei Normanni?...Dipende!

Come spesso accade di domenica (e molti di voi lo sanno!), il vostro amico Rino dedica sempre un post ad una mostra attualmente in corso a Palermo, nevvero?

Ebbene, oggi vi scrivo con le pietre in tasca, o meglio, “chi pietri ne sacchetti”, perché ieri pomeriggio, intono alle 16, 30, recandomi a Palazzo dei Normanni, ho ricevuto una poco gradita sorpresa…Palazzo dei Normanni chiuso e, purtroppo (ahimè!) non è una novità! Fino al 23 marzo Palazzo dei Normanni dovrebbe, infatti, ospitare “I Templari a Palazzo dei Normanni”, interamente dedicata alle opere dello scultore palermitano della Kalsa Tommaso Domina…lo farà nei festivi o nei giorni in cui non è sabato? Gran bella domanda! La beffa consiste anche nel fatto che, per entrare a vederla, si paga un biglietto d’ingresso di 3 euro, contrariamente a molte esposizioni palermitane che, per mia gran fortuna, sono assolutamente gratuite…io Rino, coi miei 3 euro, mi sono recato lì circa un’ora prima della prevista chiusura della mostra e son rimasto fuori! Oserei scrivere barbarico, in linea con quanto è accaduto ad una assai nota (riahimè!) alle cronache opera di Domina: egli ha, infatti, realizzato, pochi anni fa, “Paolo con la sigaretta fra le dita e Giovanni che lo guarda”, opera dedicata ai giudici e amici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che, nel luglio 2010, dopo essere stata sistemata su una panchina di via Libertà , è stata gravemente danneggiata da qualche non civile ma, ritengo, acivile; dopo che l’artista l’ha prontamente e amorevolmente riparata, essa è stata posta dentro il Palazzo di Giustizia di Palermo.

“I Templari a Palazzo dei Normanni” dovrebbe esporre una serie di gruppi scultorei raffiguranti dei cavalieri templari che lo scultore ha immaginato stremati, sporchi e impolverati mentre compiono, in piedi o si cavalli stremati, sotto il peso di armature asfissianti, le loro azioni di battaglia. Spicca tra tutte le opere la “Trifissione”, una crocifissione di Cristo insieme con i due ladroni rimaneggiata: non più tre croci allineate e separate, come riportano le scritture, ma una croce a tre braccia, che dovrebbe accorpare, proprio perché ognuno è accomunato dallo stesso destino, sia il Cristo che i due ladroni.


Come mostra l’immagine, un (presumo) Cristo già risorto è fermo a rimirare i due ladroni ancora parzialmente legati alle braccia della croce ma, penso, in procinto di scendere perché Cristo li ha aiutati a slegarsi per svincolarsi definitivamente dal mondo degli uomini e ascendere al cielo…

Titolo: I Templari a Palazzo dei Normanni

Fino al 23 marzo 2012

Orari (previsti e presunti): lun.-sab. 8,15-17,40; festivi 8,15-13

Ingresso: 3 euro

domenica, marzo 11, 2012

Arte e donna? Provare per credere...

Mentre prosegue la giganteggiante “Avanguardie russe”, di cui ho scritto non molto tempo fa, nello stesso contesto espositivo, l’Albergo delle Povere, di corso Calatafimi, a Palermo, fino al 25 aprile 2012 sarà visitabile la collettiva pittorica “Artedonna-Cento anni d’arte al femminile in Sicilia 1850-1950”, inserita a pieno titolo nel corrente “Circuito del Mito”. Come bene specifica il titolo, questa altrettanto giganteggiante mostra è interamente dedicata a 150 opere di 30 pittrici siciliane, o, comunque, siciliane d’adozione. L’opera che introduce il post, infatti, è “Ritratto di Nobildonna” di O’Tama Kitohara Ragusa la quale, manco a scriverlo, era giapponese e si è sposata, a fine ‘800, con lo scultore siciliano Vincenzo Ragusa. Chi erano queste donne? Donne fortunate scrivo di botto. Perché? Perché erano (qualcuna è ancora viva in realtà) per lo più nobildonne o mogli di uomini facoltosi o artisti già inseriti in determinati contesti socio-culturali che, approfittando delle fortune che gli agi garantivano loro, hanno deciso di mettersi davanti ad una tela e di dare sfogo a una pacata creatività.

Soggetti preferiti erano paesaggi siciliani o primi piani femminili, assai colorati e, spesso, spensierati. Molti trasudano, com’è d’obbligo ad una pittrice donna, la pignolesca attenzione verso le capigliature curate e le pose da modella civetta…

Note polemiche? Vorrei solo soffermarmi sul fatto che ho definito queste donne pittrici e non artiste perché non è affatto vero che chi è bravo a dipingere sia, senza ombra di dubbio, un’artista di fama…

Titolo: Artedonna-Cent’anni d’arte al femminile in Sicilia 1850-1950
Dove: Albergo delle Povere, corso Calatafimi 219
Fino al 25 aprile 2012
Orari: mar-sab. 9-13; 15-19
dom. e festivi 9-13

N.B. Malgrado, come accade da più di un decennio ormai, i bambini di varie scuole palermitane, in questi week end, adottino i monumenti per renderli maggiormente fruibili alla comunità cittadina e malgrado una scuola abbia adottato la chiesa interna all' Albergo delle Povere, scordatevi di vederla perchè le suore hanno deciso di tenerla chiusa.

sabato, marzo 03, 2012

Bambole, riti e magia a Villa Trabia solo il 3 e 4 marzo 2012


In tutte le società tradizionali, ogni individuo sottopone se stesso, in occasione di un qualsiasi tipo di cambiamento sociale lo riguardi,  a particolari cerimonie finalizzate  a suggellare il suo legame con il gruppo. Ogni gesto o attitudine, infatti, ancor prima d’essere individuali, sono profondamente culturali e, per tale motivo, collettivamente regolamentati. Ciò significa che ogni momento di passaggio, come quello dalla nascita all’infanzia o dall’adolescenza all’età adulta, deve essere scandito da tutta auna serie di azioni rituali dalla carica fortemente simbolica.
Questo accade da tempo quasi immemorabile alle ragazze giapponesi che, da migliaia di anni, il 3 marzo d’ogni anno partecipano all’Hina Matsuri, la festa delle ragazze detta anche festa dei peschi, perché corrispondente al periodo della fioritura degli alberi di pesco. Ed è qui che comincia il simbolismo: l’imminente passaggio delle bambine all’età fertile si fa corrispondere al momento in cui la natura tutta fiorisce e inizia a donarci i suoi frutti.  In tale giorno le famiglie giapponesi allestiscono una sorta di altari su cui dispongono le, delle bambole ornamentali, le cui fogge d’abito riproducono quelle della corte imperiale del periodo Heian (VIII-XII secolo) e che raffigurano l’imperatore, l’imperatrice insieme con il loro lungo seguito.
Come è evidenziato in foto, le bambole sono disposte su una piramide di più piani, ricoperta da un tappeto rosso. Sul piano nobile siedono i due imperatori mentre nei gradini più bassi troviamo ministri, musicisti, cortigiane ed, in ultimo, dei servi: è una sorta di miniaturizzazione del mondo reale, quello che diventa, per tale motivo, il macrocosmo.
Nei soli giorni di oggi, 3 marzo, e domani, 4 marzo 2012 sarà, per l’appunto, visitabile,  Arte e magia delle bambole rituali giapponesi”, a Villa Trabia, a Palermo, con ingresso da via Salinas. Essa contempla la collezione di hina-ningyō risalenti al periodo Edo (XVII-XIX secolo) già esposta al Museo delle Marionette e sotto la supervisione di Marcella Croce, che ha contribuito all’acquisto della medesima.
Stupefacente, ed in parte, inquietante, come emerge dal titolo dell’esposizione, il ruolo assurto dalle bambole in occasione della Festa: come una sorta di capro espiatorio, queste bambole ciclicamente incorporano tutti i pensieri cattivi e gli spiriti maligni che possono turbare la comunità, in modo da liberarla. Esporre con religiosa cura queste bambole aiuta a liberarsi di tutte le forze ed entità negative…a me or vien da pensare a tutti i film la cui protagonista è una bambola indemoniata…
Spero che approfittiate di questa due giorni espositiva e abbiate modo, non scrivo di toccare con mano (non si sa mai!) ma di vedere la pregevole fattura di questi piccoli capolavori artigianali.
Spero anch’io d’esserci dato che, dopo essermi dato alla pazza gioia in seguito alla mia gitarella in barca, mi son buscato l’influenza e non sono ancora al 100 per 1000 come mia abitudine.
Titolo: Arte e magia delle bambole rituali giapponesi
Dove: Villa Trabia, ingresso di via Salinas
Quando: 3-4 marzo 2012
Orari: 17-21 giorno 3;  10-13 e 16-20 giorno 4
Ingresso libero