venerdì, ottobre 07, 2011

De corvo

Dopo aver visto “Kaos” di Vittorio e Paolo Taviani, ho riletto con piacere le 6 novelle di Pirandello, alle quali i due registi si sono ispirati e sono rimasta colpita da “Il corvo di Mizzaro”, il cui protagonista, nel film, svolazza, come scritto nel precedente post, tra un episodio e l’altro.

La novella inizia con un gruppo di pecorai che scoprono(strano a vedersi!) un corvo maschio che cova le uova di un corvo femmina. Oggetto di pubblico vilipendio, il povero corvo, nero come la pece, è facilmente catturato dai pecorai, che, dopo essersi tirati le uova a vicenda, minacciano di sottoporlo alle più dolorose torture.

Alla fine, forse per una crisi di coscienza, un pecoraio gli lega attorno al collo una campanella e lo lascia volare via. Tin tin tin! Ecco il suo annuncio al suo, prima silenzioso, ma ora gioioso passaggio!

Il tinnare del corvo, però, non è avvertito come un segnale propizio da un’altro pecoraio, che ignora la sua presenza e che, invece, pensa che a perseguitarlo siano gli… spirdi, una sorta di anime di mal trapassati, che vagano per l’aere in attesa che qualche anima pia preghi per loro per facilitare il loro transito nell’aldilà.

Per farla breve, il pecoraio, alla fine, scopre che a tinnare è il corvo e gli prepara una trappola. Dopo averlo catturato e maltrattato, lo carica sul suo paurosissimo asino che, appena lo sente tinnare, comincia a correre a perdifiato e…devo proprio svelarvi il finale? Che gusto c’è? Leggetevi la novella!:P

Dopo averla letta (IO!), ho iniziato a meditare sul significato che le varie culture associano al corvo: generalmente, infatti, a causa delle sue penne corvine, è considerato una sorta di uccello del malaugurio, che porta sempre cattivi auspici e dal quale è meglio tenersi alla larga. In questo modo, ad esempio, lo caratterizza Edgar Allan Poe, nel suo famoso “Il corvo”, uccello d’ebano e torvo, che gli compare nella notte buia, proferendo la sola espressione “Mai più”, quasi a voler presagire una morte imminente.

Veste, poi, il ruolo dell’uccello inaffidabile nella Bibbia, quando Noè si trova sull’Arca e vuole scoprire quando il Diluvio si arresterà. Liberatone uno, quindi, affinché, tornando, gli rechi qualche segno della ripopolazione del globo, con notevole stupore, l’uccello non fa più ritorno così il profeta lo maledice.

Un episodio simile proviene dalla cosmogonia Algonchina, più precisamente da uno dei suoi miti della creazione: dopo il diluvio, il dio Michabo, volendo ricostruire la terra, inviò un corvo a cercare dell’argilla ma, anche questa volta, il corvo pensò al fatto suo e non fece più ritorno.

Come si dice “la libertà mette proprio le ali”!

Finora l’uccello pare avere una connotazione negativa , anche se, restando in suolo amerindiano e includendo parte del continente asiatico, il corvo è diffusamente considerato quello che gli antropologi nominano “trickster”, una sorta di briccone che ama prendere in giro la gente e organizzare scherzi, ma, come abbiamo visto tra gli Algonchini, che è anche associato e avvicinato al divino e ha spesso caratteristiche tipiche dello sciamano. In queste culture, insomma è una sorta di unione di opposti, difficili, però, da separare.

Man mano ci si sposta in suolo europeo, le opposizioni tendono a separarsi (non ad attrarsi!) poiché, come abbiamo visto all’inizio, il corvo è considerato uccello del malaugurio e con valore negativo in moltissimi casi mentre, in moltissimi altri, ha connotazioni esclusivamente positive.

Addirittura, nella favola di Lafontaine del corvo e della volpe, il corvo appare un animale davvero ingenuo:

“Un corvo aveva rubato un pezzo di carne e si era posato sul ramo di un albero. Lo vide una volpe, cui venne voglia di quella carne. Si fermò sotto l’albero e cominciò a lodare il corpo e la bellezza del corvo, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli e che lo sarebbe diventato senz’altro, se avesse avuto la voce. Il corvo, allora, volendo mostrare che la voce non gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, lasciando cadere la carne. La volpe si precipitò ad afferrarla, soggiungendo: "Se poi, caro il mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio altro, per diventare re".

Ecco una favola adatta per un uomo stolto.”

Nella mitologia nordica, poi, il corvo è associato ad uno degli dei più potenti ed importanti, ovvero al dio Odino detto, addirittura, Revnegud, cioè il dio dei corvi perché, in genere, è rappresentato come uno splendido guerriero su un cavallo alato con 8 zampe, accompagnato dai suoi due corvi messaggeri, Huginn e Muninn, che fanno la spola tra il cielo e la terra per riferirgli quanto hanno visto e udito nel mondo…e stavolta tornano, eccome se tornano!

Per inciso, anche Apollo aveva come un messaggero dalle piume bianche che, suo malgrado, trasformò in nere quando la sua scappatella con la mortale Coronide(la madre di Asclepio) gli finì male!

Per finire, tornando a casa, ci sono corvi pure nell’iconografia di certi santi… chi per esempio? I poco noti San Paolo di Tebe e Sant’Espedito di Metilene e il… famosissimo San Benedetto da Norcia!

Avete visto quante cose si scoprono? Malgrado tutti gli uomini (per loro natura, almeno i più svegli!) associno sempre significati a tutte le cose, inclusi i corvi, che vedono, ogni cultura, alla fine, può attribuire a queste stesse cose, significati, a volte e apparentemente, opposti!

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