Buona domenica a tutti (beh, a me che son sveglio da un
pezzo di sicuro considerato che molti vanno a nanna alle prime luci dell’alba e
s’alzeranno dal letto a pomeriggio inoltrato!)!
Oggi è il mio giorno dedicato ai voli pindarici…insomma il
giorno in cui passo di palo in frasca!
Giorni fa mi sono soffermato ad osservare il mio calendario:
oltre a notare giorni su giorni in cui il nero si alterna a poche macchie di
rosso, ho guardato con attenzione l’immagine soprastante…si, pensate bene! Ho
uno di quei calendari coll’immagine di un paesaggio che cambi di mese in mese!
Raffigurava uno scorcio dell’Isola d’Elba: tante palazzine
colorate una accanto all’altra che guardavano il mare al tramonto. Fissando
attentamente ciascuna palazzina, sebbene, all’inizio, volessi sbirciare dentro
le finestre e scoprire una qualche donnina seminuda, alla fine…una lampadina mi
si è accesa dentro alla testa! Cosa ho notato invece? Di bonazze nude manco
l’ombra…ma non c’era quasi manco l’ombra di un balcone! Tutte le facciate, a meno di qualcuna, erano
ricoperte di finestre e mancavano i balconi! Immaginate il mio stupore?...beh,
ritengo di no perché le vostra vite continuano uguali come sempre anche se non
lo sapete!
Da quel momento sono sprofondato in riflessione, operando un’analisi
antropologica del…balcone! Girando per le vie di Palermo, avete mai visto case
e appartamenti privi di balcone o barcone come osano pronunciarlo alcuni? Io
mai! Ci sono sì case con molte finestre ma il balcone è elemento fisso!
Navigando col barcone on line mi sono chiaramente reso conto
che esso è un elemento architettonico tipico dell’area euro-mediterranea: in
muratura, di ferro (a Palermo molti palazzi nobiliari sette-ottocenteschi
sfoggiano in bella posa i famosi balconi a petto d’oca ad esempio), di legno in
qualche caso(le baite in montagna, no?)…insomma cambiano le forme e i materiali
ma il balcone c’è sempre.
Perché? Perché uno spazio di grande socializzazione. È parte
di un edificio privato, di una casa, nel senso di “home”, ma, allo stesso
tempo, è uno sbocco sul pubblico, un punto di incontro e di scambio con l’alterità.
Avete mai notato i tipici vicoli o quartieri periferici palermitani? È prassi
trovare, soprattutto d’estate, crocicchi di persone sedute davanti alla porta
che scambiano parole coi passanti e vicini, componenti di una grande famiglia.
Il balcone, nei piani rialzati svolge la stessa funzione: apri la serranda o la
persiana e compi qualche passo in fuori, ti sporgi e dallo spazio sia
domestiche che sociale incontri il mondo e ne diventi parte.
Conosco gente che passa ore ed ore affacciata al balcone che
non solo osserva il mondo ma diventa soggetto attivo con la sua presenza fisica
in prima fila: il balcone diventa un palcoscenico aperto e i passanti sono
spettatori attivamente partecipi.
La finestra rappresenta ben altro perché da essa osservi ma
è difficile che tu sia osservato perché è facile celarsi. È un punto
privilegiato sul mondo ma è più un retroscena perché basta una tenda e diventi
una spia.
Da chi abbiamo ereditato il balcone, sia come elemento
architettonico e quindi fisico che come frontiera tra pubblico e privato, interno
e esterno? Ma che domande! Dai Romani.
I romani edificavano case di 2 tipi: le domus, dei ricchi
tutte chiuse su se stesse ma con un atrio centrale e accessibile solo dalla
famiglia; le insulae, una sorta di grandi condomini dell’antichità.
Le insulae erano dei veri e propri micromondi: al piano
terra sorgevano per lo più botteghe e negozi, nei primi piani vivevano i
benestanti, spesso proprietari delle botteghe e negozi; ai piani più alti, come
si potrà immaginare, vivevano i poveracci che subaffittavano stanze e stanzini
e persino i pianerottoli. Più famiglie popolavano gli stessi appartamentini,
nei quali non esisteva la privacy e…le finestre! Poiché il vetro era
costosissimo, si prendeva aria da finestre prive di telai e vetri e tende, che
rassomigliavano a veri e propri balconi.
I balconi sono centri di socializzazione tipici delle aree
anticamente abitate e conquistate dai romani, luoghi simboli dell’incontro e
dello scambio…sarà questo il motivo per cui, più a sud si va, più la gente è
cordiale e caciarona?
Buona continuazione di giornata!