Buon Pomeriggio, miei fedeli lettori! Dopo averci rimuginato
sopra trovato finalmente ispirazione, oggi ho deciso di scrivere un post
pindarico, quello nel quale procedo di palo in frasca mantenendo, però, un
certo filo conduttore, una corda fatta di frasche intrecciate appunto… la cosa
vi allieta?
Tutto parte dal giorno di Pasquetta scorsa quando, mentre
trascorrevo tradizionalmente una giornata parecchio uggiosa in campagna, un
nutrito branco di pecore, guidato da un cane pastore fantastico e molto
professionale, mi passa vicino, lasciando una scia di cacca sulla via…
stupefatti? Io no. Agli umani piace farla nel water, mentre a tutti gli altri che,
messi insieme, di gran lunga sono più numerosi di noi, dove capita.
La normalità è loro, non nostra, specialmente se penso che
esistono popoli che hanno inventato e tramandato riti incentrati sulla
purificazione dal contatto con tutte le secrezioni corporali, dalla saliva al
sangue, dalle feci ai lubrificanti vaginali e lo sperma, tutte reputate
pericolose fonti d’impurità. L’antropologa Mary Douglas, in particolare, nel
dedicare un intero studio al rapporto tra la purezza e il pericolo generato dal
contatto fisico con le sostanze impure, che, comunque è lo stesso corpo ad
espellere, ha scritto di un popolo indù, i Coorg, che vivono isolati in mezzo
alle montagne per paura di venire in contatto con la cacca di altre etnie e con
l’ossessione del controllo continuo su ciò che entra ed esce dai loro villaggi
e città.
Ovviamente, come penso vi starete chiedendo, questi Coorg
non si baciano alla francese? Non copulano? Ovviamente si, figuriamoci! Ma,
alla fine, si lavano molto e organizzano riti purificatori conclusivi…
Torniamo alla sterco delle pecore. Sfidando le restrizioni
Coorg, mentre facevo una passeggiata per smaltire l’opulento pranzo pasquettaro,
ci ho camminato (abominio!) vicino,
scorgendo qualcosa di vivo che ci zampettava sopra: uno scarabeo stercorario!
Come mi han riferito i locali, u
scravagghiu ca fa i palli di cacca cu culu! Ampliando lo sguardo, lo scarabeo
non era uno solo ma su ogni escremento ce n’era uno intento a compiere un gran
lavoro!
Gli scarabei sono piccoli insetti, la cui dimensione varia
dai 15 ai 25 mm, coprofagi, ovvero che si nutrono di cacca. Quando avvistano
degli escrementi, escono impazziti dalle loro tane sotterranee e li raggiungono
per trasportarveli dentro. Come li trasportano? Modellano con le zampe
posteriori delle grosse(per loro) sfere di sterco che fanno rotolare fino alla
loro residenza.
Oltre a cibarsene, usano la cacca appallottolata per deporvi
dentro le uova…insetti affascinanti, non vi pare? Sono esemplari spazzini della
Natura, che come stipendio chiedono soltanto beni in natura, che consumano e
riutilizzano: alla faccia della raccolta differenziata!
Come molti di voi staranno pensando, sebbene pochissima
gente ne abbia mai visto uno, nell’Antico Egitto lo scarabeo era assimilato al
dio Khepri, il dio delle Trasformazioni e della Rinascita: nello specifico era
proprio la palla di sterco ad essere associata al Sole che ogni giorno rinasce,
dà luce e l’energia che fortifica tutte le creature viventi: in molte culture
tradizionali, in particolare, lo sterco è sia usato per modellare mattoni, che
isolano bene dal freddo, che come combustibile da bruciare sul focolare
domestico.
E come medicina no? Sui monti Ladakh, nell’India nord
occidentale, ma non dove vivono i Coorg,
molto successo ha il brokjun, un ricostituente usato per stimolare la memoria.
Com’è fatto? Con la cacca delle mormotte!
A presto!
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