Buon sabato sera a tutti voi, Naviganti Affezionati! Come è andata la vostra settimana? La mia un po’ impegnata, al punto che di miei post recenti non c’è traccia, mi perdonate?
Stasera vorrei brevemente consigliarvi una lettura interessante perché rientra nel mio genere letterario prediletto, quello che definisco il “romanzo etnologico”: sullo sfondo di una qualunque vicenda umana, si apre uno squarcio, o meglio, una finestra, sulle tradizioni, le credenze, le superstizioni di una data cultura, nel senso antropologico del termine. Mentre, quindi, leggiamo e ci appassioniamo alla storia, ecco affiorare racconti di credenze popolari, descrizioni di vita vissuta, di feste e di riti magici.
Dopo averlo tanto accantonato perché, superficialmente, considerato troppo “verista” e, di conseguenza, artefatto in modo esagerato, ho deciso di rispolverare “Cristo si è fermato ad Eboli”, il romanzo più famoso e celebrato del torinese Carlo Levi. Al di là delle ideologie politiche affioranti, dato che il libro, pubblicato nel 1945, è la storia autobiografica del periodo del confino, trascorso in Lucania, da Levi durante il periodo fascista, quel che più apprezzo dell’opera è la fedele fotografia delle vicissitudini quotidiane di un popolo di contadini che vive ogni giorno di miseria e di stenti, lavorando una terra arida e gialla, come la malaria imperante, che colorano la loro vita di storie e superstizioni, in cui dialogano e si mescolano ad arte credenze pagane e credenze cristiane, religione e magia.
Tutto l’aria, ad esempio, è popolata di spiriti, a volte propizi, mentre altre dispettosi e altre ancora con intenzioni malevole.
Vorrei scrivervi, in proposito, dei monachicchi…chi sono? Ho cercato di darvi un’idea (alquanto vaga in verità!) in figura.
Sono anime di bambini morti prima d’essere battezzati che vagano sulla terra in attesa di trapassare, grazie all’aiuto dei vivi. La loro caratteristica è un grande cappuccio rosso, che li ricopre interamente. Facile ad intuirsi, sono visibili di notte e amano nascondersi in grotte buie. Quando avvistano un uomo, iniziano a fargli dispetti d’ogni tipo, come il solletico ai piedi quando tentano d’addormentarsi.
Sono birbantelli e innocui insomma, e sembrano assomigliare ai djinn musulmani.
Se un uomo riesce a toglier loro il cappuccio, cosa difficile da fare perché si spostano molto velocemente, promettendo di restituirglielo è possibile ottenere una grande fortuna in cambio: possono condurre l’uomo alla scoperta di un tesoro nascosto…non è allettante?
Sembra una storia di gnomi e di elfi, non vi pare? Chissà se un giorno non vi si presenterà l’occasione di adocchiarne uno! Tenterete di rubargli il cappello? Beh, in questo periodo di crisi un tesoretto farebbe comodo a molti!
Spero che seguiate il mio consiglio e leggiate questo romanzo, a tratti triste e crudo, ma realistico e ricco di aneddoti e simpatiche sorprese!
Buona serata!