Ho sempre immaginato che faccia fece il barone di Mandralisca, Enrico Piraino, mentre, passeggiando per i vicoli di Lipari e, magari, cercando di acquistare un qualche intruglio per lenire il mal di pancia o forse un lassativo, entrò nella bottega di uno speziale e si vide di fronte, sistemato al posto di un anta di un armadietto, il viso sfacciato di un uomo che lo fissava ridendosela di lui e di chiunque passasse di là e che a uno sguardo meno distratto recava lo stile inconfondibile di un celebre pittore del XV secolo il cui nome era Antonello da Messina.
Sconcerto, stupore o presa per i fondelli? Cosa pensate passò nella sua mente?
Questa è la storiella un po' romanzata della scoperta fortuita di un capolavoro: il Ritratto d'ignoto marinaio, una delle opere, che reputo, più rappresentative del pittore siciliano.
Questo ritratto è davvero un capolavoro piccolo piccolo: le sue dimensioni sono di 30x24,5 cm e chi si reca al Museo Mandralisca di Cefalù, dopo averlo ammirato tante volte nei libri, deve avvicinarsi parecchio per vederlo.
Non si sa chi fosse il suo committente e nemmeno l'anno in cui lo realizzò è certo, anche se si stima che sia stato dipinto tra il 1465 e il 1476.
Come si nota sopra, raffigura il primo piano di un uomo, posto a tre quarti e su uno sfondo nero come la pece, come andava di moda tra i pittori fiamminghi dell'epoca, dai quali Antonello fu ispirato e che reinterpreto con uno stile tutto personale. Quel che spicca è, infatti, l'espressione facciale dell'uomo, forse un marinaio(considerata la foggia dell'abito) o forse un nobile facoltoso: occhietti volpini e furbi e un sorriso appena abbozzato, che pare che, da un momento all'altro, possa trasformarsi in un ghigno simil-diabolico.
La grande peculiarità del ritratto penso sia il suo essere senza tempo: più lo guardo e più mi convinco che possa rappresentare il palermitano tipo d'oggi. A livello somatico ci siamo dal momento che la stragrande maggioranza dei meridionali ha carnagione scura e capelli e occhi castani o neri. A livello psicologico ce ne sarebbero cose da scrivere: convinto d'essere un furbone e di saperla lunga, vive ogni esperienza quotidiana come una sfida, soprattutto quando con una mano regge il volante e con l'altra l'immancabile telefonino; alle volte, poi, è travolto da manie di superomismo, specialmente quando giunge al posto fisso grazie all'amico e guarda gli altri dal basso all'alto perchè "è vero, lavoro non ce n'è e l'epoca è tinta"...non vi scrivo quando, infatti, proferisce più di quattro parole di seguito...
Che forza questo Antonello-Cassandrino, non vi pare?
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