mercoledì, ottobre 05, 2011

Dal Cosmos...al Kaos

"Devi avere un caos dentro di te per far fiorire una stella che balla."
Zucchero (contaminando F. Nietzsche)
Qualche giorno fa ho visto un film ormai un po’ datato ma votato molto positivamente dai suoi spettatori, nei vari siti internet dedicati al cinema. Alludo al film “Kaos”, girato nel 1984 da Paolo e Vittorio Taviani e premiato con due David di Donatello.

È un film ad episodi della durata di 180 minuti, che, liberamente, si ispirano a 5 novelle, più la prima parte di un’altra, di un autore siciliano tanto caro ai due fratelli registi, Luigi Pirandello.

Emblematico è, per cominciare, il titolo che, per Pirandello, era l’italianizzazione del termine dialettale Cavusu, zona boscosa limitrofa ad Agrigento, dove lo scrittore aveva trascorso la sua infanzia. Kaos, nel film, sta, soprattutto, però, a rimembrare il caos primordiale, quello dal quale tutto ha avuto origine e quel caos individuale a partire dal quale, ognuno di noi, nasce, il cui simbolo è l’utero materno, metonimicamente, la madre e, metaforicamente, la giara del terzo racconto.

Cernita accurata, quindi, è stata operata dai fratelli Taviani alla ricerca delle novelle pirandelliane che intimamente legate al tema della madre e del, spesso, burrascoso rapporto madre-figlio, sempre attuale.

Leit motiv e cornice del film sono la musica dell’assai giovane Nicola Piovani e, in special modo, il corvo-maschio di Mizzaro, che svolazza tinnando sulla monotona scena del film, la brulla, desertica e quasi desolata, all’apparenza, Sicilia, ma assai viva e radicata ai sentimenti più puri al suo interno. Al simpatico corvo di Mizzaro ho deciso di dedicare un post a seguire, per cui, almeno per il momento, ometterò di scriverne.

Seguono le novelle “L’altro figlio”, “Male di luna”, “La giara”, “Requiem” e “Colloquio con la madre”, che ritengo siano le più veriste di Pirandello, quelle dedicate ai mestieri simbolo della Sicilia agropastorale, un’isola poverissima e a tratti “brutta”, troppo radicata alle superstizioni e alle credenze, che piagano e mortificano l’esistenza, una Sicilia ignorante ed ignorata, selvatica e ferina ma, al contempo, seducente ed ammaliante.

Credo che, con questo film, i registi abbiano sposato la causa di Pirandello che, per mezzo delle sue novelle, ha voluto comporre un’ode in prosa sulla sua terra contraddittoria ed amatissima, la sua terra nativa, la sua madre-terra che, nel bene o nel male, resta una madre da amare incondizionatamente.

Vi consiglio vivamente di vedere il film.


Nessun commento:

Posta un commento